Giampiero Ventrone: "Ranieri è un professionista di competenza altissima. Lavorare a Roma? Sarebbe un onore"

02.03.2011 16:05 di  Paolo Vaccaro   vedi letture
Giampiero Ventrone: "Ranieri è un professionista di competenza altissima. Lavorare a Roma? Sarebbe un onore"
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© foto di Federico Gaetano

Giampiero Ventrone, ex preparatore atletico di Juventus, Bari e Atalanta, questa mattina è intervenuto alla trasmissione "Buongiorno Calcio" su Radio Manà Manà. Queste le sue parole.

Su Ranieri: “Claudio Ranieri è un professionista di competenza altissima, sono pochi gli allenatori preparati come lui in questo momento in circolazione, la premessa è fondamentale, ed aggiungo che il gesto delle dimissioni dimostrano la sua grande signorilità, aggiungo che non c’entra nulla il ritiro di Brunico con le condizioni attuali della squadra. I grandi club di serie a oggi non posono più fare una preparazione atletica come 6-8 anni fa, oggi il metodo classico di una volta è superato perché le grandi squadre hanno troppi impegni da subito, fin dal precampionato, pertanto in ritiro si costruisce solo la base, poi nel corso della stagione si interviene con altri piccoli lavori, ma sempre senza caricare di stress la squadra che già ne ha tanto”.

Su Montella: “A guardare la Roma la sensazione che ho è di un gruppo in difficoltà psicologica e quando una squadra vive momenti di questo tipo subisce tensioni tali dall’esterno da fargli consumare dieci volte più energie del normale, è questa la verità, ad un certo punto nel corso della gara si perdono perché la tensione emotiva li ha scaricati. Però Montella ora può risolvere il problema tranquillamente, non è difficile, prima perché il cambiamento dovrebbe già aver riportato un po’ di tranquillità, devono solo eliminare lo stress dal fisico e dalle mente e la Roma tornerà a fare risultati importanti”. 

Sulla preparazione di Roma, Juventus, Milan e Inter: “Indubbiamente quello che si faceva tanti anni fa, diventa impossibile per le squadre di calcio oggi. Alla Juventus avevamo una società d’eccellenza, c’erano degli uomini straordinari, e Marcello Lippi infine lavorava di comune accordo: questi tre elementi ci portarono lontano. Quegli allenamenti diventano molto difficili da svolgere oggi. In Italia si copia molto colui che vince: ai nostri tempi si lavorava molto sulla forza e quando c’erano degli infortunati la colpa era della forza. Queste credenze hanno sempre generato confusione. Non credo che oggi le squadre di calcio lavorino sulla vera forza che nel nostro sport non si utilizza. O perlomeno si utilizza in piccole percentuali: dà interessi altissimi, ma bisogna conoscerla, come i mercati finanziari. E le persone che la conoscono sono veramente molto poche. Al Milan c’è Tognaccini che è un fior di allenatore fisico. In più non dimentichiamo che il calcio è uno sport di contrasto dove la forza degli arti superiori ed inferiori va trattata, non è come il rugby che è uno sport di combattimento. A meno che non ci si trovi di fronte a giocatori con una linea di sangue particolare del Nord Europa o delle colonie francesi, tedesche, olandesi che arrivano già impostati. Edgar Davids ad esempio, pur non lavorando tanto intensamente, aveva un’espressione di forza da top level. Angelo Di Livio era un giocatore straordinario che riusciva ad associare divertimento a crampi che arrivavano ai vasti mediali, era il nostro jolly. Per me lui, insieme agli altri, rappresentano i ricordi più belli della mia vita sportiva”.
” Ci sono tre tipi di preparazione: tradizionale, integrata e unica che è quella di Mourinho. Oggi il preparatore deve avere dai 3 ai 5 anni per costruire una squadra. Nel calcio la potenza si acquista nel tempo, mentre nell’immediato ai giocatori si può dare volume e forza, tutti restavano increduli nel vedere lo sviluppo di atleti come Del Piero e Vialli ed invece vi dico che è normale, perché è quello della crescita muscolare il primo effetto che si ottiene sull’atleta, poi con il tempo si riesce a dargli anche la potenza. Ora sono disoccupato, ma mi piacerebbe rientrare presto. Lavorare a Roma? Perché no sarebbe un onore”.