Tutta l'ultima conferenza di Luis Enrique. AUDIO! VIDEO!
Alle 11.30 l'allenatore della Roma, Luis Enrique, ha incontrato i giornalisti per la consueta conferenza stampa alla vigilia della gara contro il Cesena, l'ultima per l'asturiano sulla panchina giallorossa. Presenti Baldini, Baldissoni, Fenucci, Sabatini, Tempestilli e Totti.
Luis Enrique 12.05 by Vocegiallorossa.it
Ci spiega i motivi che l'hanno portata a questa decisione?
"Come volete che facciamo? Fate le domande o faccio io un'introduzione? Dopo risponderò a cinque sei domande, non di più".
Oggi è l'ultimo giorno, non voglio arrabbiarmi. Una piccola critica intanto: due giorni fa ho fatto una riunione con i miei ragazzi, col mio staff, per dire cosa sentissi e pensassi. L'ho fatta in spagnolo perché volevo parlare col cuore. La mia critica va per quanto riguarda quello che è stato riportato dalla stampa: tutto quello che è stato detto è una bugia. Quasi tutto non è vero. Dopo due giorni si parla di quelle bugie. Quello che ho dato è pure registrato ed è scritto qui su un foglio ed è tutto molto diverso di quello che è stato scritto. Lo dico per chi verrà dopo di me, questo è un posto che ha bisogno di un po' di aiuto e spero che il prossimo non debba soffrire questo. Per me è stato un grandissimo piacere essere l'allenatore di questa squadra. Mai mi sono pentito di venire qui, nemmeno nei giorni peggiori. La mia famiglia è stata molto felice di essere qui. Ho convinto anche loro ad andare via perché erano convinti sarei rimasto. Ho dato sempre rispetto a tutti i tifosi e ringrazio i tifosi per il rispetto e la fedeltà. Me ne vado perché sono molto stanco, ho dato il 100% quest'anno e anche quando mi sono mancate le forze sono rimasto vicino ai giocatori. Non recupererei la forza in estate per cui come farei a trasmettere ai giocatori qualcosa? L'anno prossimo anno non allenerò. Per me è stata un'avventura, bellissima e difficile. Ho speso tutta la mia energia cercando di fare bene. Se parliamo di risultati, e così deve essere giudicato un tecnico, verso la fine potevamo ancora centrare l'obiettivo poi non è andata. Per me non è stata una stagione molto brutta. La squadra è migliorata tantissimo, seppur non nei risultati. Loro si sono impegnati tantissimo. Magari ci sono dei tifosi che non capiscono quello che faccio, ho sempre detto che quando sarei diventato un disturbo sarei andato via e questo è successo soprattutto dopo la gara di Firenze. Non mi va di iniziare la stagione sapendo che, alla minima difficoltà, sarei stato un punto di rottura e ci sarebbero state molto critiche. Auguro molto successo a questa società. Non ho alcun rimprovero da fare a nessuno. Se ho fatto qualche sbaglio, se qualcuno pensa non mi sia comportato bene, chiedo scusa. Ognuno ha la sua personalità, sono ancora convinto in Italia si possa fare un bel calcio. Sicuramente devo migliorare nella fase difensiva, lo farò, ma è stato un grande orgoglio essere allenatore della Roma".
Errori?
"Tanti errori. Come allenatore ho cercato di far capire che tipo di partita saremmo andati a trovare. Facilitare il loro lavoro, sapendo cosa sarebbe accaduto. Il mio compito è stato quello, cercare di facilitare il loro lavoro. Ci sono molte cose che si possono migliorare. Per me è stato un dispiacere enorme. Per me è giusto giudicare un tecnico per i risultati ma sicuramente il prossimo anno avrei continuato a lavorare nello stesso modo. Continuo a credere in questo modo di fare calcio".
In questo sogno spezzato ha influito la paura di arrivare fino in fondo? Parlo dell’ambiente che forse non ha compreso l’inizio di un ciclo. Il rapporto con Totti?
"Ieri ho fatto una battuta su di lui, ho parlato tante volte di Francesco. E’ stato molto speciale, avevo una bellissima sensazione con lui. Gli ho detto una volta che ho un grande rispetto per lui come calciatore e uomo per come si è comportato sempre. E’ stato un piacere con lui e con tutti. Nessuna paura, la città è meravigliosa. Rimarrò qui qualche mese per conoscere la città, non ho nessuna paura. Ho visto sempre tifo con fiducia nei miei confronti, qualche volta meno, quando si perde. E’ il mio pensiero, pensiero di stanchezza e non credo di recuperare la forza. E’ semplicemente questo. E’ un impegno, forse devo pensarla in modo diverso. Preferisco un anno intenso come questo".
Altrove vincono allenatori stranieri come Bielsa e Simeone, stranieri su panchine spagnole. Qui in Italia se n'è andato Mihajlovic, ora lei. Perché?
"E’ un bel pensiero. Un allenatore è sempre importante, ma una percentuale di successo dipende anche dalla squadra. Mihajlovic è quasi italiano… Non è che il calcio italiano sia diverso, a volte ho sentito che gli allenatori italiani siano meglio di quelli europei. Non credo, ci sono italiani bravi e altri cattivi. Non è stato così difficile come vedete. Tosta sì, ma penso che ci sono delle squadre come la Juve che ha fatto una gran campionato, come il Milan. Io ho fatto una stagione diversa, strana, più difficile. Sono stato trattato incredibilmente dai miei colleghi, tutti sono stati gentilissimi e mi hanno fatto tutti i complimenti. E’ stato un piacere giocare contro di loro ogni fine settimana. Quando sono arrivato a casa col Tapiro d’oro ho detto ai miei ragazzi che ero il miglior allenatore di tutti gli stranieri".
Roma è una piazza difficile, è un dato innegabile. Tante dimissioni negli ultimi anni, ora anche le tue. C’è qualcosa nell’ambiente calcistico che crea delle difficoltà ulteriori?
"No. Sicuramente non conosco neanche il 10% delle cose che sapete voi, io ho cercato di fare il mio lavoro ed è giudicato sempre da tutti perché rappresento una grande società. E’ sempre stato un orgoglio allenare questa squadra. Per me non è una dimissione, è il momento giusto per andarmene. La società ha il tempo per predere una nuovo allenatore e altri giocatori. Mai ho pensato di dimettermi dopo una sconfitta, ora che non ci saranno più sconfitte si può iniziare di nuovo. Non è un anno buttato al vento, i ragazzi sono migliorati molto quest’anno. Ora sono una squadra responsabile e hanno fato i primi passi".
Le fa onore fare un passo indietro e ammettere una debolezza. Ora cosa farà nella sua vita? Lei qui ha avuto tutta la fiducia della società, della squadra e dei leaders, anche di una parte del pubblico. Com’è possibile con questo quadro che lei faccia un passo indietro, considerando che lei, secondo me, è molto bravo?
"Ho tantissimo rispetto per la società, è stato bello lavorare in una circostanza come questa, con persone che credono in me. Gli allenatori sono prima persone, e la persona per me è avanti a qualsiasi cosa. Non è facile per me andarmene via".
Lei ha fatto riferimento ai risultati, se fosse stata centrata l’Europa sarebbe andato via?
"Ogni sconfitta fa male ai tifosi, alla società, ai giocatori e anche a me. Cosa sarebbe successo se avessimo agganciato il terzo posto non lo so. Questa è la realtà e la mia decisione".
Se la sente di dare un consiglio al suo successore?
"Non penso di essere adatto a dare un consiglio, ma sicuramente la società prenderà la persona giusta. Ci vuole tranquillità per ottenere quello che si vuole, non solo dopo le prime 10 partite".
Perché la sua idea di calcio non è andata oltre quel Bologna-Roma? Secondo lei ha fallito?
"E' stata una grande partita, ma anche altre gare sono state giocate a medio-alto livello. Il calcio si gioca in modo diverso per ogni allenatore, da quello che dice ai proprio ragazzi. Ogni giorno bisogna dare tutto. Quando uno da il 100%, e io l’ho dato, i ragazzi l’hanno dato, non si può parlare di fallimento. Non giochiamo l’Europa, ma non è un disastro".
E’ giusto che lei sia l’unico a pagare?
"Non pago niente, è un mio sentimento. Capisco che qualcuno sia arrabbiato, ma è personale. Continuo a pensare che devo essere giusto con me stesso e con tutti. Non si tratta dei colpevoli, la Roma darà tante soddisfazioni".
Qual è l'eredità che lascia al successore alla piazza?
"Mai ho pensato di lasciare un segno o un'identità. Ho fatto il mio lavoro, spero di aiutare in qualche modo il successore. Non solo nel gioco, ma anche qualcos'altro che possa aiutare la Roma. Se si parlerà di me non mi preoccupa".
Una volta recuperate le energie potrebbe dimostrare che il suo calcio va bene per l’Italia?
"Mi piace molto l’Italia. Sicuro. Non ho sentimenti di rivincita, nessuno. Si può fare questo tipo di calcio in qualsiasi Paese. Chi lo sa se ci riprovo, prima meglio recuperare. Forza Roma!".