Burdisso: "Totti? Ricorda un po' Zanetti. Nel ruolo di libero devo essere meno istintivo"

21.03.2013 18:33 di  Adriano Mazzone   vedi letture
Fonte: Roma Channel
Burdisso: "Totti? Ricorda un po' Zanetti. Nel ruolo di libero devo essere meno istintivo"
Vocegiallorossa.it
© foto di Marco Iorio/Image Sport

Approfittando della settimana di sosta per gli impegni internazionali, è andata in onda questo pomeriggio sul canale tematico Roma Channel un'intervista esclusiva al difensore argentino della Roma, Nicolas Burdisso.

Il giocatore, il giallorosso dal 2009, ha ritrovato la propria collocazione in campo nella difesa a tre o a quattro proposta da Aurelio Andreazzoli.

Si respira un clima positivo ora a Trigoria?
“Ci aspettavamo un po’ di tranquillità, in base ai risultati sicuramente. Sono stati dei mesi abbastanza particolari e ora si respira un altro ambiente”.

Cosa non ha funzionato?
“Quando si fa una stagione così sono in tanti a sbagliare. Fino all’ultima partita con Zeman ho pensato dovesse arrivare il momento in cui avrebbe pagato il lavoro svolto. Ci abbiamo messo tantissima voglia, tantissimo impegno per seguire il mister. Purtroppo non siamo mai arrivati a quel punto”.

L’altro giorno, per la festa del papà, sono entrati i bambini a Trigoria..
“E’ stata una bella iniziativa, è sempre bello portare i bambini a vedere il lavoro che si fa. È stata una bella iniziativa come quella di portare l’amico di Romolo allo stadio oppure le iniziative per le famiglie e mi aspetto possa crescere questa iniziativa”.

Tuo fratello Guillermo è stato convocato da Sabella. A Roma non è stato fortunato…
“E’ capitato in un anno particolare. La società stava andando via. L’allenatore si è affidato ad un gruppo che l’anno prima aveva sfiorato lo scudetto e che quell’anno non ha fatto quello che doveva. Poi c’erano tanti calciatori che doveva cambiare aria, non ha trovato spazio ma penso che il calcio italiano sia fatto per lui. Atleticamente è corretto, è aggressivo. In Argentina ha vinto il campionato e sta facendo bene ora. Sono contento”.

Il Papa argentino cosa rappresenta per te?
“Come cattolico praticamente tantissimo. Mi auguro continui a fare quello che stava facendo in Argentina, con il suo carisma, in modo che la gente possa tornare a credere nella Chiesa che deve essere fatta per i poveri. Mi auguro di conoscerlo presto. Ispira qualcosa di bello”.

Cosa ti ha colpito maggiormente di lui?
“La sua umiltà. Ci sono tante cose dietro questa parola. Lui è una persona semplice. Ha appena iniziato ma mi auguro sia questo il cammino, bisogna pensare a quella parola di cui parlano tutti, la pace”.

Il razzismo: lo respirate all’interno del terreno di gioco o sono piccoli episodi?
“Tutti questi problemi sociali si portano anche dentro al campo, come la violenza, l’invidia, il campanilismo. Tutte cose, positive o negative, che si respirano fuori dal calcio e vengono poi portate dentro. Noi calciatori siamo obbligati a fare qualcosa per aiutare le persone a rispettare l’altro. Oltre alle iniziative della Fifa e della uefa bisogna farlo anche nelle piccole cose, quando firmi gli autografi o parli con la gente”.

Leader si nasce o l’hai appreso?
“Io ho sempre vissuto in questa maniera, senza fare solo ciò che basta solo a me ma dando sempre una mano ad un altro. Non so se sia un pregio o un difetto, a volte ho fatto bene altre meno. Ad una certa età bisogna farlo per forza, anche se non hai il carisma e la forza per farlo, bisogna aiutare i più giovani. Ci tengo a farlo perché ho imparato dai grandi, in Nazionale, all’Inter. Questo è un gruppo sano, sono il primo ad essere amareggiato per come sono andate le cose quest’anno. Ne avevamo parlato a Brunico. Lì eravamo all’inizio del lavoro poi abbiamo lavorato anche durante tutto l’anno, abbiamo creduto in ciò che facevamo. Nel momento migliore ci siamo fermati poi per la pausa natalizia. Non è una scusa, è stato un anno che è servito a tutti per crescere”.

Marquinhos ha una dote naturale?
“Sì, sì, ma ha anche una testa che l’aiuta. Zeman l’ha aiutato, gli ha dato la fiducia per iniziare, così come per Lamela. Lui ha le sue caratteristiche, così come Romagnoli o Castan. Sono veramente forti. Dobbiamo fare quello che tutti dicono che dovevamo fare. Bisogna dimostrarlo, bisogna dimostrare di essere un giocatore da grande squadra, di essere un giocatore da Roma”.

Con i brasiliani scherzi in vista per il mondiale?
“Sì, sarà un bel mondiale. Ci tengo tantissimo a tornare, ci tengo alla Nazionale, anche loro meritano un’occasione in Nazionale perché sono forti, così come Marquinho e tutti stanno aspettando Dodò”.

Cos’è cambiato con Andreazzoli?
“Cambiano le aspettative, le motivazioni. Si ha voglia di dimostrare anche se Aurelio ci conosceva meglio di nessun altro. Gennaio e febbraio sono stati mesi difficili, siamo tornati dall’America e abbiamo perso qualche partita, anche facendo buone gare. Non riuscivamo a decollare, a volte si vedeva l’idea zemaniana e ad un certo punto la società ha deciso di cambiare. Credevamo in quello che facevamo e pensavamo che prima o poi avrebbe pagato il lavoro”.

L’infortunio è stato un momento duro della tua vita. Che sensazione è stata tornare a questi livelli?
“Gratificante anche se non sono contento di quello che vorrei fare in campo. Posso fare diverse analisi. Da quando sono tornato non mi sono fermato mai, solo una gara per lombalgia ma non riguardava il ginocchio e questo significa tanto. Mi hanno aiutato in tanti qui ma il ginocchio è una battaglia che io e lo staff medico abbiamo vinto. Poi c’è il discorso della parte tecnica: difensivamente quest’anno abbiamo concesso troppo, a volte per le altre squadre sembrava facile fare gol, sembrava non dovessero sudare per segnarci e, come difensore, questo mi dava fastidio. Ora questo è un po’ cambiato, giochiamo con un’altra filosofia ed è bello da far sentire agli altri attaccanti: se vogliono segnare un gol devono sudarsela. Poi ci sono le gare in cui fai bene o male e dobbiamo crescere e migliorare come squadra e anche io individualmente”.

La difesa a tre la soluzione migliore?
“Ci sta dando buoni risultati perché siamo sempre coperti. La qualità delle giocate per gli avversari non è la stessa di prima, quella facilità che si faceva prima, cercando di fare il calcio che voleva mister Zeman. Ora abbiamo meno possibilità di segnare ma abbiamo quasi sempre la gara in mano e questo cambia le aspettative, puoi vincere in qualsiasi momento”.

Obiettivi?
“Dobbiamo vincere la gara di Palermo poi c’è lo scontro diretto con la Lazio, una squadra tosta, e dobbiamo aspettare che il Milan perda qualcosa. Poi c’è lo scontro diretto con la Fiorentina. Sono in questi momenti che vengono fuori gli attributi di una squadra”.

Palermo gara difficile…
“Bisogna prepararla come stiamo preparando tutte queste gare. Nel calcio italiano puoi sbagliare pochissimo, cercando di vincerla senza pensare al derby”.

Il 17 aprile il ritorno di Coppa Italia…
“Sarà la gara più importante e abbiamo l’obbligo di arrivare in finale. Io sono squalificato ma questa squadra ha mostrato di non risentire delle assenze e lo abbiamo visto in queste settimane. Quella partita dovremo affrontarla cercando di attaccare, fare male ma restando coperti”.

Ti ha colpito la maturità dei tifosi in questi due anni, nei quali hanno avuto molta pazienza di aspettare l'evolversi del progetto?

"I tifosi romani sono fantastici, hanno una passione e una fedeltà unica. MI auguro di vincere qualcosa per accontentarli, si gioca per vincere alla fine e questi due anni sono serviti a tutti, per fare esperienza e per migliorare. Dobbiamo sempre lottare per vincere".

Questa società ha intrapreso alcune iniziative per i tifosi importanti…
“Sì, credo sia la via per cambiare il calcio. Sono straniero, non sono qui per dire cosa occorra cambiare in Italia. Ho visto un po’ di calcio però e credo ci sia bisogno di un po’ di ristrutturazione e credo queste siano le cose giuste da fare. Sono cresciuto con l’idea del calcio italiano quale il migliore al mondo, negli anni ’80 e ’90. In Argentina, al di là di Messi, si continua a parlare di calcio italiano e spagnolo. Bisogna approfittarne”.

Messi com’è fuori dal campo?
“E’ straordinario. Come calciatore è come un bambino, vuole giocare e divertirsi. È competitivo ma l’unica cosa che vuole è giocare e allenarsi. Come persona è molto semplice. Poi non si può essere molto diversi da quello che si vede in campo. Non rimprovera mai i compagni, non cerca alibi ed è bello da vedere”.

È difficile da fermare per un difensore?
“Difficilissimo. Lui si propone e ti salta poi ci sono quei difensori che non ti fanno passare, come Samuel negli anni alla Roma”.

Totti?
“Che si può dire? È unico. È un mito qui, forse anche in Italia. Lo sta diventando per i gol e per quello che dà alla squadra. Penso stia meglio ora rispetto a quando sono arrivato qui, quando stava tornando dall’infortunio. Sta fisicamente bene, mentalmente bene, aiuta la squadra. Lui non si fa problemi per niente, aiuta tutti con parole semplici e mi ricorda un po’ Zanetti, non si fa mai problemi e va avanti. A volte ci facciamo problemi per niente”.


Un soprannome in cui ti riconosci? Il Bandito?
“In Argentina non avevo soprannome. Sono stato 5 anni a Milano ma il milanese è diverso e non mi ha mai messo soprannomi. Sono arrivato qui e in un mese avevo 5-6 soprannomi”.

Il Bandito viene dal fatto chea volte fai degli interventi categorici. Ti vengono spontanei?
“Sono istintivo. Parliamo della gara di Udine. Sono andato in scivolata perché ero sicuro che stesse per crossare poi ho cercato di fermarmi ma era troppo tardi. Poi mi sono reso conto che non avrei dovuto intervenire così. Da libero devo essere più pensante che istintivo e mi sta aiutando molto Andreazzoli. Non si finisce mai di imparare”.

Cosa rappresenta la fascia da capitano che hai avuto modo di indossare quest’anno?
“Un orgoglio. È stato bello, ci tenevo tanto a vincere quella partita, non solo perché ero io il capitano, poi è stata una partita lottata, diversa. Quella è stata una partita sotto la neve, senza Daniele, senza Francesco, e ci tenevo a vincerla per cambiare una tendenza che ci vedeva sfavoriti in condizione metereologi che sfavorevoli”.