Cole, fiore appassito
Se son rose fioriranno, recita il proverbio che sembra calzare a pennello per parlare di Ashley Cole. Il terzino di fama mondiale, arrivato in estate dal Chelsea (svincolato) per colmare finalmente quel vuoto cronico della fascia sinistra difensiva della Roma, continua a non convincere. Dalla sua prima uscita a Rieti contro i ragazzi dell’Indonesia è apparso poco sul pezzo. Ok allora le attenuanti del caso: nuova squadra, nuova lingua, nuovo campionato, ma sopperirà il tutto con l’esperienza. Tutto giusto, peccato però che non basti, specie in un ruolo dove la grinta, la corsa e la tattica fanno la differenza. Tutte queste qualità, dopo cinque mesi, non si sono viste. Vedere un giocatore del passato glorioso di Cole essere scherzato da Raimondi, come avvenuto in occasione del gol del vantaggio dell’Atalanta, è qualcosa che una squadra di vertice come la Roma non può permettersi.
Con i giallorossi e con la Serie A non è sbocciato il feeling. Un calcio troppo tattico per i calciatori inglesi in generale, basti vedere le difficoltà di Vidic ed Evra. Non è un caso che la migliore partita di Cole con la Roma sia stata proprio la gara di oltremanica con il Manchester City. In settimana si è tenuto il vertice di mercato tra Garcia e Sabatini, si sarà parlato anche della questione legata al terzino sinistro. Il fiore Cole non è sbocciato, anzi sembra arrivato appassito. Con una media di 5,86 è la delusione maggiore, dal punto di vista tecnico-tattico, di questa prima parte della stagione romanista. La domanda adesso è: potare o continuare a ricercane la sua linfa?