Andreazzoli: "So cosa devo fare e come farla. Risolverò questa situazione. Poche regole, ma ferree"
Aurelio Andreazzoli, neo tecnico della Roma, ha rilasciato un'intervista a Roma Channel.
Le prime sensazioni da allenatore?
“Me lo chiedono in tanti. Mia moglie mi ha chiesto se ho dormito, mi rendo conto di cosa sto facendo, della responsabilità che ho nel condurre questo tipo di lavoro. È talmente ampia però l’idea di lavoro che non posso permettermi di sprecare enerigie. Sono motivato, forse anche un po’ incosciente. Ieri ho fatto la doccia nello spogliatoio a mezzanotte, sono stato un’ora e mezza a pensare, me la sto godendo. Innanzitutto per l’entusiasmo con il quale la società mi ha incaricato di portare avanti il lavoro. Sapevo di essere apprezzato, mi hanno scelto e incaricato oltre alle mie aspettative. Parlo anche del contratto lunghissimo, dopo poco che conoscevo Sabatini. Io avevo altri impegni con un’altra società, sono venuto a conoscere Sabatini più per cortesia che per convizione. Invece lui mi ha coinvolto, ci siamo piaciuti subito e mi ha convinto con un impegno triennale. Poi mi disse che bisognava fare un cambiamento, bisognava fare cinque anni e questo mi sorprese. Ho sempre studiato le situazioni, ho partecipato a tutto ma mi ero defilato mentre all’improvviso mi hanno chiamato per fare una cosa del genere. Come ha detto anche l’amico Luciano, stare un passo indietro ti fa osservare le cose in maniera ideale, non avendo gli oneri di un allenatore. Hai la possibilità anche di osservare più cose. Quando sono stato chiamato non ho avuto bisogno di fare troppi ragionamenti. Nel tempo mi sono fatto delle idee, positive o negative, è bastato mettere assieme queste idee anche conoscendo l’ambiente di Trigoria. Io lo vivo qui con piacere 24 ore al giorno. Dormo qui da 8 anni. So con certezza dove mettere le mani. So esattamente cosa fare, come farla e con chi farla. Mi sono posto degli obiettivi miei che non voglio dire per ora e so con chi voglio raggiungerli, so che avrò una società che mi sosterrà e quindi non sono ansioso. Stiamo organizzandoci al meglio per programmare il futuro. Io ragiono come se tra tre anni sarò ancora l’allenatore della Roma. Voglio continuare a lavorare per questa società, o nel ruolo che ho avuto sempre fino a ora o in prima persona, così non mi faccio distrarre nell’immediato, sebbene occorra fare risultato subito così avremo più energie da mettere in campo.Voglio preparare una base che la società potrà poi utilizzare nella maniera più opportuna, con me o con altri. Voglio utilizzare tutte le energie dentro le mura di Trigoria e sono tante. Ci sono tante persone valide, è facile anche trovare sostegno, dai vertici al personale che apre il cancello, agli steward. Voglio rendere Trigoria un ambiente positivo, non deve essere un posto di lavoro ma un piacere perché noi facciamo un lavoro che migliaia di persone pagherebbero per fare. Verso i calciatori dobbiamo essere positivi perché se anche uno steward mi darà lo 0.2% di aiuto per fare quello che io ho in testa allora la squadra, a lungo termine, avrà un vantaggio e io voglio avere un vantaggio per la squadra. Tutto quello che faremo servirà per portare un vantaggio per la squadra. Chi non lo fa è fuori, senza preclusioni. Se io avessi a disposizione una programmazione di un anno potrei diluire questa necessità in più tempo. Stiamo lavorando parecchio e bene in questi giorni e voglio che ci sia un vento diverso verso la squadra. Abbassiamo i toni, voglio entusiasmo che a volte è mancato e tutto il lavoro che faremo sarà rivolto in questa direzione. L’intenzione è questa. Non abbiamo bisogno di particolari aiuti. Nessuno mi può aiutare in quello che io so di dover fare. Mi possono aiutare i collaboratori che ho scelto. Abbiamo fatto una riunione ieri mattina alla quale ho avuto piacere abbia partecipato come uditore il direttore Baldini, che ci ha scelto. Ho avuto piacere che lui assistesse, siamo stati un'oretta nella quale ho cercato di far capire la mia filosofia, l'obiettivo che voglio raggiungere e come raggiungerlo, senza e se e senza ma anche perché il tempo è tiranno".
Sei stato convincente nel colloquio con la società, nel momento della scelta dell'allenatore...
"Mi fa piacere, non credo di aver detto nulla di particolare se non quello che penso, quello che voglio fare, quello che farò. L'unica componente che non posso controllare è il risultato, che è quello che mi interessa maggiormente, ma a volte il risultato è figlio di alcune situazioni, fortunate o meno. Non voglio parlare di fortuna, gradirei non essere sfortunato ma se noi avremo tutta Trigoria, se avremo quello che faremo allora faremo bene, con certezza, ottenendo anche i risultati. Io vivo qui da 8 anni, so benissimo come funziona e sono stanco della solita frase "Tanto a Trigoria è così". No, non deve essere così, devo sapere cosa sia questa situazione e come risolverla. Ma la risolvo, non c'è dubbio. Purtroppo abbiamo 15 partite, speriamo 17, con i tempi ristretti. Come facciamo a dilatare questo tempo? L'ho chiesto a tutti i miei collaboratori. Se io faccio capire a chi sta fuori Trigoria cosa vogliamo fare avremo un vantaggio. Se io faccio capire loro che vogliamo lavorare seriamente dalla mattina alla sera, se facciamo capire alla città che lavoriamo seriamente, alla grande, con tutte le nostre energie allora saremo a dama. Un pubblico come quello di Roma non ce l'ha nessuno, l'ho capito nel tempo. Se facciamo capire loro che l'impegno sarà massimo ci sosterranno sempre. Chiaro è che i giocatori in campo dovranno onorare quella maglia che a me fa venire i brividi, così come mi facevano venire i brividi da avversario. I giocatori questo lo devono sentire. Il pubblico come fa a darci una mano? Come ha sempre fatto, magari mettendo da parte qualcosina giustamente criticabile. Trigoria, che rappresenta la squadra, ha la possibilità di far capire cosa abbia dentro e lo può fare solo dentro la gara. I tifosi ci aiuteranno e ci penalizzeranno eventualmente se in partita non riusciremo a dare quello che vogliono e dovremo accettarlo. Ma, sono certo, loro lo faranno solo se noi non metteremo in gara tutte le energie necessarie".
Come Roma-Arsenal quando, dopo la sconfitta, il pubblico sostenne la squadra...
"Io ho goduto di queste situazioni negli anni. Sono romanista come molti degli amici malati romanisti che ho. Non come loro, ovviamente, anche se ora sono ancora più coinvolto. Di questo abbiamo bisogno".
Come ti comporterai con la confidenza che hai con i calciatori?
"Amicizia, rispetto, sono sentimenti importantissimi alla base della mia vita. Sono due sentimenti che mi rafforzano, alla grande. Se sono rispettoso lo sono al 110%, se sono amico lo sono al 110%. Però allora sono esigente al 200%, sia con i miei figli che con i miei collaboratori. Ci sono Francesco, Nicolas, Taddei, Perrotta, siamo assieme da tanti anni. C'è più confidenza con loro ma se ho conquistato il loro rispetto e la loro amicizia significa che io ho dei valori ma anche loro li hanno. Gliel'ho già detto. Approfitto anche di questa settimana per fare dei colloqui individuali perché non voglio imporre nulla ma voglio far capire quale sarà la mia filosofia. Quando loro sapranno cosa voglio o me lo contestano subito o non possono dire più nulla. Decido solo io e andrò per la mia squadra. Al Capitano ho detto che lui è come il Colosseo. Non conviene certamente raderlo al suolo per farci un supermercato. Quindi, lui è il Colosseo, lui avrà un'importanza incredibile ma avrò bisogno che lui sia il Colosseo. Sarà il primo che mi darà una mano, così come Taddei e dagli altri. Imporrò poche regole, poche ma ferree e loro mi aiuteranno. Dovrò trovare i mezzi per farle rispettare da loro perché io non voglio controllare nessuno. Ci saranno poi degli esclusi e spero loro lo accettino di cattivo grado, non di buon grado. Sarà il momento più difficile per me, escludere qualcuno dagli undici titolari ma sarà un piacere vedere che anche gli esclusi faranno il tifo per i propri compagni. Se noi non creiamo questo sentimento comune, questa voglia, questo entusiasmo, anche con ansia... l'importante è avere un obiettivo. Bisogna riscoprire il dolore della sconfitta che non sempre c'è stata e non parlo solo dei giocatori ma di tutta Trigoria. Non si può dire "Abbiamo perso, vinceremo la prossima". Se non senti un po' di dolore per aver lavorato per tutta la settimana e aver perso allora devi cambiare mestiere".
Perché hai scelto di stare dietro le quinte in questo periodo?
"Mi ci sono trovato. Quando ho conosciuto meglio Luciano (Spalletti ndr), al master di Coverciano, mi disse che magari avrei potuto lavorare con lui. Quando me l'ha chiesto ero titubante, sebbene fossi portato anche per andare per la mia squadra. Ognuno nel proprio ruolo è importante dare il massimo. Quando ho deciso di fare il secondo di Spalletti, il mio obiettivo non era fare Spalletti ma fare il massimo per Spalletti. Ora sono il primo ma darò importanza a tutti, ascolterò tutti, poi deciderò. Ognuno ha delle peculiarità. Voglio creare un'organizzazione dove ognuno sia responsabile di un settore. Io voglio essere a conoscenza di tutto ma poi ognuno avrà delle competenze. Lì dentro ci sono energie importanti. Ho preso Muzzi a fare il secondo, con le mie idee. So perché l'ho scelto, non è mio amico, l'ho allenato ad Udine nell'ultimo anno nell'Udinese e mi stava anche antipatico, glielo dissi. L'ho preso perché è bravissimo a fare ciò che io voglio. Poi è una persona discreta e a me piacciono le persone che non si fanno vedere, fanno il proprio lavoro, ci sono. Da queste persone possiamo succhiare le energie. Per quello che voglio fare è l'ideale. Quello che dico ora lo dico pubblicamente così, se non dovessi farlo, poi la gente potrà rinfacciarmelo. Chinnici farà il preparatore atletico perché ha le doti per farlo. I calciatori lo stimano e lo amano. Principalmente è bravo, sa quello che fa, è in sintonia con me. Il reparto medico è gestito da chi ha la responsabilità di gestirlo. Sono problemi loro, gestiscono loro, io voglio ovviamente essere informato in anticipo anche perché non ho la presunzione di saperne più di loro. Questa settimana si allenano di pomeriggio per le Nazionali ma ci alleneremo generalmente alle 11 del mattino, senza fare doppie sedute. Ci alleniamo alle 11 non perché i calciatori abbiano questo desiderio. Io ho piacere che i calciatori abbiano anche il tempo libero. Voglio dare loro la possibilità di godere della famiglia perché farà bene al loro stato mentale e saranno più disponibili. Non faccio allenamenti doppi perché non credo all'utilità delle doppie sedute. L'orario delle 11 è importante, l'ho verificato con Luciano e ci siamo resi conto che sia l'ideale. Le esperienze positive avute con gli altri tecnici le rivivo tutte. Con Luis Enrique, con Zeman, con Spalletti, alcune con Montella sebbene abbiamo avuto poco tempo. C'è anche una logica e una logistica. A Roma di mattina e di sera c'è traffico sul raccordo. In questa maniera, noi abbiamo margine prima delle 11 di essere fuori dal traffico sia prima che dopo l'allenamento. Se l'allenamento dura fino alle 12.30 voglio avere la squadra prima delle 11 al campo, un'ora prima, e saremo intransigenti sulle regole. Se hanno piacere faranno colazione a Trigoria, dopo l'allenamento possono pranzare a Trigoria e poi raggiungere casa nella maniera più rilassata possibile. E' questo il motivo per cui si sceglie questo orario. Arrivano delle notizie distorte fuori, così come sembra dal di fuori che il gruppo sia una gruppo di mezzi delinquenti. Sono tutti ragazzi volenterosi e professionali e si sono messi a disposizione di Luis Enrique prima e di Zeman poi. Ho letto anche che io sarei gradito a Totti e De Rossi e quindi sia stato scelto per questo. Ma quando mai? La qualità dei nostri dirigenti può essere messa in dubbio così? Davvero si pensa possano aver scelto l'allenatore con i giocatori? Cerchiamo di essere positivi tutti quanti. Quando vi dico qualcosa quello è".
QUI una foto scattata durante l'intervista.