Florenzi: "Porto nel cuore l'abbraccio a nonna Aurora". VIDEO!
Alessandro Florenzi ha rilasciato un’intervista riportata dal canale Youtube della Roma, durante la rubrica “Draw my life”, in cui il calciatore ha raccontato la sua storia attraverso dei disegni. Ecco le sue parole:
"Sono nato e cresciuto a Vitinia, una località a sud di Roma. La mia è sempre stata una famiglia nel pallone. Papà Gigi giocava nella Fortitudo, mio fratello Emiliano all’Atletico Acilia. L’immagine della mia infanzia è questa: mamma Luciana con tra borse di calcio, una in fila all’altra, le disfaceva e le rifaceva. I miei genitori gestiscono il bar del Centro Sportivo dell’Atletico Acilia. In fondo, si può dire che sono nato in mezzo a un campo di calcio. Mi piaceva invitare gli amici a giocare, scommettevo con loro le liquerizie, tanto, comunque andava ci pensavano mamma e papà a offrire a tutti. A casa mi chiedevano di non trascurare la storia. Tra le materie mi piaceva la matematica e già da piccolo capivo che era importante non perdere di vista gli studi. Se non avessi fatto il calciatore, probabilmente, avrei aperto un bar o un ristorante, ma dal pallone, per fortuna, non mi sono mai staccato. Quando combinavo qualche marachella mia mamma mi toglieva la Playstation, però con il calcio non riusciva a fare lo stesso. Atletico Acilia è stata anche la società in cui ho mosso i miei primi passi. Poi sono passato alla Lodigiani, prima di ritrovarmi davanti al mio piccolo grande sogno. A 11 anni sono approdato agli esordienti della Roma. La maglia giallorossa ce l’avevo già tatuata sulla pelle, finalmente potevo anche indossarla. Sono sempre stato un ragazzo vivace e in campo ero molto estroso. Sarei diventato un centrocampista che ama sacrificarsi, ma inizialmente preferivo fare il fantasista, provando i dribbling che vedevo fare in TV ai campioni. Con il tempo ho compreso il valore di una rincorsa all’avversario, magari, per aiutare un compagno in difficoltà. Il senso del sacrificio mi ha accompagnato in tutte le tappe. Ho trascorso un anno a Crotone, dove ho giocato in diverse posizioni. Nella mia carriera non ho mai perso di vista il rispetto per i compagni, per gli avversari e per gli allenatori, anche saper accettare una panchina è importante per l’armonia del gruppo. A 19 anni il sogno è diventato realtà, la Roma mi ha riportato a casa e alla seconda partita, sono riuscito perfino a gara un gol contro l’Inter a Milano. Vi immaginate un ragazzo, romano e romanista che segna grazie a un assist di Francesco Totti? Io ancora non riesco a descrivere l’emozione. Grazie alla Roma ho giocato tante partite in Serie A, ho conquistato la Nazionale e sono riuscito a segnare tanti gol davanti ai tifosi. Tutti si ricordano il gol in rovesciata contro il Genoa, ma io porto nel cuore il gol sotto la Sud contro il Cagliari e la rincorsa in Tribuna verso mia nonna Aurora che per la prima volta era venuta a vedermi allo stadio. Nella vita ricordate di mantenere sempre la parola data e di non tradire mai le promesse fatte ai nonni”.