Garcia: "Totti? Non è quel tipo di leader che va a spronare tutti in modo esagerato ma è apprezzato per la sua intelligenza"
Rudi Garcia ha concesso un'intervista al magazine francese So Foot, dove parla in particolar modo di Francesco Totti. Di seguito uno stralcio dell'intervista tradotta da Gianni Contestabile per Vocegiallorossa.it:
L'ARRIVO A ROMA: "Ero arrivato a Lille con grande ambizione: fare del LOSC non solo uno dei migliori club francesi, ma anche un club che potrebbe fare qualcosa a livello europeo. Purtroppo, durante l'ultima stagione, abbiamo notato una cosa: durante la finestra di trasferimento invernale, IL Marsiglia ha venduto come anche Bordeaux, Lione e Lille. Per dirla tutta, economicamente, se eri un club francese , ma che non ti chiamavi PSG o Monaco, vi era la necessità di ridurre il proprio budget. Questa non è una critica, è un dato di fatto: ad eccezione di queste due squadre che sono fuori concorso (economicamente, ndt) tutti i club francesi soffrono sul piano economico. Questa costatazione mi ha fatto riflettere sul fatto o meno di continuare a Lille. Sapendo che sarei andato via solo nel caso di una proposta di un vero e proprio progetto che potesse soddisfarmi. Ci siamo incontrati a maggio con i dirigenti del LOSC, in quel momento, non avevo alcuna proposta interessante da altri club. Ho allora deciso di prendermi quattro giorni di riflessione per pensare.
E non ho avuto molto tempo per pensare, perché il secondo giorno il mio agente mi chiamò e disse: La Roma vuole vederti. Lui era in Cina a quel momento, allora gli risposi: Aspettiamo il tuo ritorno e poi li incontreremo. E lui mi rispose: No, io torno solo mercoledì ma loro vogliono vederti lunedì. Se non ci vai lunedì, non ti vedranno più. Ho preso un aereo alle sei del mattino da Marrakech, e ho incontrato Walter Sabatini. E, a mia sorpresa, mi rendo conto che sapeva tutto delle mie squadre e non parlo solo del Lille, ma anche le mie squadre precedenti. Quindi non abbiamo parlato tanto del mio gioco. Voleva conoscere l'uomo, i miei metodi, abbiamo parlato soprattutto di questi. Questo (Sabatini, ndt) è un uomo tutto di un pezzo, onesto, che ti guarda negli occhi, e ti testa anche un po’. La sua prima frase è stata: Ti abbiamo fatto venire, ma non sarai tu il prescelto. Succede che mi piace proprio questo tipo di sfida. A un certo punto, Walter si alzò, mi mostrò la Gazzetta e mi disse: Tutti si aspettano da me che porti un grande nome a Roma poi continuò dicendo: Se porto un grande nome a Roma, riceverò gli applausi. Ma a me, gli applausi , non interessano.
Il nostro incontro è terminato cosi. Il giorno dopo mi hanno ricontattato per dirmi che dovevo incontrare dirigenti americani, poi abbiamo fatto la conferenza stampa per formalizzare il mio arrivo ... Nel frattempo, naturalmente , sono andato a Lille a vedere il presidente".
SULLA CONOSCENZA DEL CONTESTO ROMANO: "Sapevo la storia: la proprietà americana per due anni, nessuna qualificazione europea nell’ultimo biennio, al quale si aggiunge la pessima idea di aver perso la finale di Coppa Italia contro il nemico giurato qui a Roma, la Lazio . Un crollo verticale, tra virgolette. O anche senza virgolette a dirla tutta. I dirigenti erano contestati, i giocatori anche. E a volte andava molto aldilà delle contestazioni. Questo riguardava una frangia molto ridotta di tifosi, non erano molto numerosi, ma ... ricordo bene che al mio primo allenamento che ho fatto qui, c'erano vari furgoni di Carabinieri fuori. L'atmosfera era difficile, ma ho sofferto soprattutto per i miei giocatori. Anche perché personalmente mi hanno lasciato tranquillo. Non godevo di nessun riconoscimento, ma almeno avevo dalla mia il fatto di non essere nel mirino".
SUL TIFO A ROMA: "Attenzione, c'è un vero pubblico a Lille! Non so se vi ricordate ma, al momento del nuovo stadio, molti dissero:Usciranno di Villeneuve d' Ascq, con i loro 17.000 spettatori, e non saranno mai in grado di riempire il grande stadio con 50.000 persone. Salvo che avevamo 32.000 abbonati, e che abbiamo avuto una media di 43.000. C'è un vero e proprio pubblico nel Nord, che si identifica alla squadra. Bene, detto questo, siamo d'accordo: con Roma, il paragone non regge ... in termini di passione e cultura del calcio, qui è certamente al di là di tutto quello che ho conosciuto fino ad ora.
Qui oggi, tutti parlano di scudetto. E questo è un eccesso di passione assai poco ragionevole. Non sto dicendo che non accadrà, ma che non siamo programmati per questo, mentre ci sono squadre che lo sono. Juventus e Napoli non solo hanno montato squadre per vincere lo scudetto, ma anche per andare il più lontano possibile in Europa. Pertanto non stiamo competendo nella stessa categoria (allusione alla boxe e il divario di categorie, ndt). Quando vediamo il nostro inizio, dieci vittorie e due pareggi e che nonostante tutto la Juve è a un punto dopo aver giocato addirittura la Champions League ... Bene, questo è eccezionale. Ma va anche detto che questa passione a volte eccessiva può anche
esserci utile. Ad esempio, quello che abbiamo vissuto ad inizio stagione ha probabilmente unito i giocatori e la nostra forza attuale ne è la conseguenza. Chiaramente, in quattro mesi, ho sperimentato cose straordinarie sul piano emotivo, e io sto facendo questo lavoro proprio per assaporare questi momenti".
SU TOTTI: "Per conoscere bene un giocatore, devi allenarlo. Ad esempio, io non so chi sia Lionel Messi, io non so chi sia Cristiano Ronaldo (nel senso di non averli allenati e di non conoscerli da quel punto di vista, ndt). Oggi, per averlo allenato, posso dire di Francesco che è una persona semplice e umile. Non ha perso nessuna seduta di allenamento, non ha mai chiesto alcun trattamento speciale benché abbia 36 anni. Questo è un ragazzo che ama il gioco del calcio, che ama molto giocare, che è sempre pronto. Non è necessariamente quel tipo di leader di spogliatoio che va a spronare tutti in modo esagerato, ma è apprezzato dai suoi compagni perché lui è un ragazzo intelligente, spesso con una battuta pronta, il che è positivo".
Proponiamo anche il virgolettato orgininale in francese, disponibile sul magazine So Foot, con la particolare espressione francese usata da Garcia per spiegare la leadership di Totti: "Pas forcément un leader de vestiaire, ce n’est pas lui qui va motiver les troupes comme un fou, mais il est apprécié de ses coéquipiers parce que c’est un mec intelligent, avec souvent la blague toute prête, ce qui est positif".