La settimana dell'avversario - Fiorentina
“Quando sento che mi prende la depressione, torno a Firenze a guardare la cupola del Brunelleschi: se il genio dell’uomo è arrivato a tanto, allora anche io posso e devo provare a creare, agire, vivere”. L’amore di Franco Zeffirelli per Firenze è viscerale, profondo, rabbioso quando c’è da criticare ma allo stesso modo cieco quando c’è da elogiare. Sentimenti equivalenti per la “sua” Fiorentina. La squadra del cuore, quella che non si sceglie. Zeffirelli invece la città dove vivere quella sì che l’ha scelta, Roma. Quella Roma che “io amo. Chi non l’amerebbe? Ogni angolo, ogni pezzo, perché di Roma porti a casa sempre qualcosa di speciale”. Firenze e Roma le due città d’arte d’Italia. Le due cugine invidiose l’una dell’altra, ma così simili da non poter non essere amiche, quasi complici. Confronto che si potrebbe ribaltare anche per le due squadre, Fiorentina e Roma. Cugine “povere” del potere lombardo-piemontese, nemiche storiche sul rettangolo verde, ma molto simili nel corso della loro storia. Vicinanza e complicità, soprattutto in sede di mercato, con scambi, nel recente passato, di giocatori, dirigenti e allenatori. Stasera si ritroveranno contro sul prato del Franchi per l’ennesima battaglia sul filo della rivalità, dell’invidia e di quell’inconscia amicizia tra simili.
La Fiorentina arriva allo scontro di questa sera con poche sicurezze e molti dubbi. Tre punti in classifica, con solo due partite all'attivo, una rosa pressoché uguale alla scorsa stagione, ma con un entusiasmo sotto la soglia della sufficienza. “Gli stimoli vengono con le vittorie”, ha sottolineato ieri Sousa in conferenza stampa e per adesso il ruolino viola ne mette a referto una soltanto, l’1-0 contro il Chievo di venti giorni fa. Prima c'è stata la sconfitta con la Juventus, poi il match sospeso con il Genoa e infine il deludente pareggio di giovedì in Europa League con il PAOK. Poche vittorie, pochi punti, ma soprattutto pochi gol, solo due in quattro partite. L'altro grande problema di questa Fiorentina è l'attacco. Se non ci pensa Kalinic, la viola non segna. In più il mercato non ha regalato i colpi sperati e il salto di qualità richiesto ormai da mesi da Paulo Sousa sembra essersi arenato. Insomma, lo stato d’animo non è dei migliori e negli ultimi giorni ci si è messa anche la grana Bernardeschi a minare ancora di più un equilibrio psichico molto labile. Dopo l’esordio da titolare contro la Juventus ad agosto, il giovane di Carrara è stato escluso per ben tre volte dall’11 di partenza e nel post partita di Europa League, Sousa non ha speso parole d’elogio per lui: "Bernardeschi è arrivato per ultimo e in questa stagione lo vedo un po' confuso sia dentro che fuori dal campo”. Boom. Il giovane da cui ripartire, forse la vera bandiera viola, per adesso sembra un po’ ai margini del progetto tecnico. Ieri è arrivata la mini rettifica: “Non sono nessuno per parlare della vita privata di un mio giocatore, non l’ho mai fatto e mai lo farò. Quando ho detto quella frase era riferita esclusivamente alla sua professione di calciatore niente di più. Il ragazzo a livello fisico deve crescere, deve dare continuità con spirito di sacrificio a quello che sta facendo”. Parole seguite poi dall’elogio per Babacar: “Mi ha soddisfatto giovedì e lo sta facendo da tempo. Ha sempre più possibilità che sia la mia prima scelta”. Due indizi che fanno una prova, soprattutto per le scelte di questa sera. Per il resto Sousa avrà a disposizione tutta la rosa, tranne Vecino. L'uruguaiano è ancora vittima del riacutizzarsi dell'infortunio muscolare ed è l’unico giocatore che non sarà della partita. L'appuntamento è alle 20.45, la Roma per continuare la sua corsa in campionato, la Fiorentina per riaccendere quell'entusiasmo ancora sopito. Le vittorie accendono gli stimoli, a Firenze come a Roma. Ancora una volta, nemiche e rivali ma così uguali in ogni aspetto.