Cambio Campo - Montano: “Il caso Zaniolo? Con Spalletti allenatore forse sarebbe andata diversamente. Mario Rui è arrivato tra lo scetticismo ma oggi è un beniamino”
Torna l'appuntamento con "Cambio Campo", la rubrica di Vocegiallorossa.it nella quale, prima di ogni partita della Roma, vi proponiamo un'intervista ad un giornalista che segue la squadra avversaria.
L’ospite di oggi è Alessandro Montano, giornalista di Radio Punto Nuovo, con cui abbiamo parlato di Napoli-Roma.
Come ha detto anche Mourinho, lo scudetto è un discorso praticamente chiuso e infatti si parla già del sogno Champions… la città ci crede davvero? Quali sono i limiti di questo Napoli?
“Sulla Champions bisogna fare una premessa. Negli ultimi anni il Napoli ha sempre pescato squadre molto forti, squadre che poi hanno vinto la coppa o che comunque sono andate molto avanti. Questo è il primo anno in cui è stata pescata una squadra sulla carta abbordabile. Con le giuste combinazioni e con questo gioco, il Napoli potrebbe provare a fare un percorso simile a quello della Roma nel 2018. Serve anche un po’ di fortuna per andare avanti. Al momento, dal punto di vista del gioco, il Napoli non ha nulla di meno rispetto alle altre big. La città comunque è molto concentrata sullo scudetto. La tifoseria sembra più matura sotto tutti i punti di vista, ad esempio dopo la sconfitta con l’Inter non sono stati fatti drammi, come invece sarebbe accaduto in passato. L’obiettivo è il campionato e provare a chiuderlo quanto prima”.
Che fine ha fatto Raspadori? Nella prima parte di stagione ha avuto più spazio, ma ora sembra averne sempre meno, questa situazione può essere un freno alla sua carriera?
“Quando a inizio stagione Raspadori ha giocato al posto dell’infortunato Osimhen ha fatto la differenza, dimostrando di essere l’erede del Mertens falso nueve. Ha dimostrato che il suo ruolo è quello di attaccante, non di trequartista o seconda punta alle spalle di Osimhen. Con il 4-2-3-1 la squadra quest’anno ha sempre fatto fatica, con il 4-3-3 invece gioca molto meglio. Raspadori non è un esterno sinistro, in amichevole è stato provato anche come una finta mezzala, ma in realtà giocava da trequartista e il Napoli gioca troppo bene con il 4-3-3. La presenza di Raspadori in rosa però è importante perché se in estate le squadre di Premier verranno a bussare alla porta per Osimhen, il Napoli si trova già in squadra due giocatori importanti come l’ex Sassuolo e Simeone. Il Napoli ha dimostrato negli ultimi anni di essere sempre due o tre passi avanti rispetto agli altri. Dopo le tante cessioni della scorsa estate e i risultati di questa stagione, anche un’eventuale cessione illustre non sarebbe vista con timore dalla tifoseria e, se dovesse partire Osimhen, il Napoli ha già in rosa due grandi attaccanti come Raspadori e Simeone. L’argentino ha segnato sette gol giocando pochissimo, secondo me sarebbe titolare in tutte le squadre dal terzo-quarto posto in giù. Il Napoli li ha comprati la scorsa estate per farsi trovare pronto davanti a un’eventuale cessione di Osimhen”.
Chi invece sta trovando molto spazio è Mario Rui, che a Roma non è riuscito a imporsi e non era ben visto dalla tifoseria romanista . Quanto è importante per la squadra di Spalletti e per i tifosi del Napoli?
“Mario Rui è arrivato a Napoli tra mille scetticismi come vice Ghoulam ed è diventato titolare dopo l’infortunio di quest’ultimo. Mario Rui era il titolare del Napoli di Sarri dei 91 punti, questo non va dimenticato. Poi ha fatto un po’ fatica con Ancelotti e Gattuso, aveva bisogno di un allenatore come Spalletti che ha fatto un grande lavoro sulla sua testa. Spalletti lo ha fatto sentire importante. Mario Rui oggi è come un capitano, non ha la fascia al braccio ma è come fosse un capitano, è un leader assoluto. Il Napoli ha anche Olivera, che è un grande terzino e difensivamente è molto bravo, ma palla al piede Mario Rui è di un’altra categoria. Ormai è uno dei beniamini della tifoseria”.
A ottobre la partita di andata è stata decisa da una giocata individuale di Osimhen e da un errore di Smalling, anche oggi sarà necessaria la giocata di un singolo per sbloccare la partita? Che partita ti aspetti?
“La Roma ha una delle migliori difese del campionato, ma segna poco. Dietro concede davvero pochissimo. Poi c’è Dybala che in questo momento è in grande forma e sta facendo la differenza. Dybala è un giocatore che mi piace moltissimo, mi mette i brividi. Questa per lui potrebbe essere la partita del destino, arriva al Maradona da campione del mondo e in estate era stato accostato anche al Napoli. In carriera ha avuto allenatori come Iachini, Allegri e Mourinho, che non propongono un calcio spettacolare, ma lui è sempre riuscito a essere la parte bella e creativa di queste squadre. Io mi aspetto una partita molto simile a quella dell’andata. Mourinho avrà fatto vedere ai suoi giocatori sei volte al giorno Napoli-Juventus per far capire cosa fare e quali errori non commettere. Come stile di gioco Mou e Allegri sono molto simili e secondo me Mourinho ha fatto vedere alla squadra quella partita per far capire cosa fare e cosa non fare per evitare una goleada come quella subita dai bianconeri”.
Il grande assente della partita è Nicolò Zaniolo. De Laurentiis come avrebbe gestito questa situazione? Sarebbe andata diversamente se Zaniolo fosse stato un giocatore del Napoli?
“Con De Laurentiis sarebbe potuta accadere una cosa simile, ma con Spalletti allenatore forse no. Lo Zaniolo visto a inizio carriera era un giocatore quasi devastante, un calciatore complicato da contenere, forte fisicamente ma anche molto veloce. Gli infortuni lo hanno frenato, ma io credo che se fosse stato gestito diversamente sarebbe andata diversamente. Vedendo il lavoro che ha fatto Spalletti con un giocatore come Osimhen, che nei primi anni riceveva tanti cartellini per proteste e oggi è molto più tranquillo, sarei stato curioso di vedere Zaniolo allenato dall’attuale allenatore del Napoli. Quindi per rispondere, se Zaniolo fosse stato un giocatore del Napoli non sarebbe andata diversamente, ma se Spalletti fosse stato il suo allenatore forse sì”.