Primavera, Reale: "Per me la Roma è tutto, voglio ripagare la fiducia avuta in me. Sogno di vincere un mondiale"

Primavera, Reale: "Per me la Roma è tutto, voglio ripagare la fiducia avuta in me. Sogno di vincere un mondiale"
© foto di Vocegiallorossa.it
Oggi alle 16:25Giovanili
di Marco Campanella

Filippo Reale è il protagonista del format Dreaming Roma. Ecco le parole del giovane calciatore giallorosso: 

Hai visto l'intervista di Graziani?
"L'ho vista, non potevo perderla. Leo è uno dei miei più cari amici nonché capitano della squadra. Grande esempio per tutti, quindi non potevo perdermela".

Quando escono interviste, come si reagisce negli spogliatoi?
"Qualche presa in giro c'è, ma vedere Leo parlare così bene davanti ai microfoni, mi ha fatto effetto. Ha mostrato grande maturità, sono contento".

Come è stato il tuo arrivo alla Roma?
"Giocavo per la Vivace Grottaferrata e, un giorno prima della partita, il mio mister ci disse che eravamo stati chiamati per un provino con la Roma. Inizialmente, non ci credevo. Li facevamo un po' all'Acquacetosa e un po' a Trigoria. Per me era tanta roba allenarmi con il kit della Roma. Non ero abituato, quando sono entrato a Trigoria ero emozionatissimo, non sapevo dove guardare tra giocatori, magliette e spogliatoi. Tutto bellissimo". 

Quella emozione te la porti dietro?
"Ogni volta che entro dal cancello l'emozione è forte, essendo un tifoso romanista e cresciuto a Roma, fa un certo effetto".

Nei primi anni eri un giocatore molto più offensivo. Come sei diventato difensore?
"Sono nato come esterno d'attacco, poi alla fine dell'Under 15, mister Falsini mi disse che mi vedeva come difensore o come un braccetto, anche se a me non piaceva come idea. Poi, in Under 17 ho iniziato a fare il terzino, poi quest'estate mister De Rossi in Prima Squadra mi ha provato come difensore centrali e da lì ho giocato in difesa".

Questo doppio ruolo l'hai vissuto come una svolta?
"Io cerco di fare quello che mi chiede l'allenatore. All'inizio non ero molto pronto a cambiare, ma oggi ti dico che, avendo fatto l'attaccante, riesco a capire quello che vuole fare l'avversario. Un po' i movimenti riesco ad anticiparli". 

All'inizio hai avuto tanti infortuni.
"Alla fine dell'Under 14 ho iniziato un periodo buio, pieno di infortuni dovuti a uno sviluppo troppo veloce. Il mio corpo non era pronto, ci ha messo un po' ad adeguarsi. Inizialmente rientravo e mi dovevo subito rifermare, poi quando sono rientrato definitivamente è stato come provare una nuova macchina, ero molto più fisico e alto, mi sono dovuto abituare. Oggi è un vantaggio per me"

Il tuo fisico è un punto di forza, come ricordi quel periodo?
"Brutto, non mi sentivo parte della squadra. Facevo solo terapie ed ero pieno di pensieri negativi. Mi sono anche chiesto se il calcio facesse davvero per me. Alla fine, lavorando tutti i giorni e affidandomi a grandi fisioterapisti che mi hanno seguito, ho il fisico di oggi. Sta andando tutto bene".

Hai vinto due scudetti e una Supercoppa. Quale ricordi con più affetto?
"La Supercoppa in Primavera è stata un'emozione forte, sono entrato pochi minuti ma è stato bello così come anche gli altri due scudetti. Quando la Roma vince va sempre bene, sono ricordi che ho dentro di me". 

Rigiocheresti la finale Under 18?
"Sì, Roma-Genoa. Siamo stati sfortunati, abbiamo creato tante occasioni. Questo sport in cui si può vincere e si può perdere, la sconfitta è amara, ma va messa in conto. Non si può vincere in due". 

Nel 2024 hai firmato il primo contratto, a cosa pensavi mentre firmavi?
"Pensavo tutti i sacrifici fatti in questo lungo percorso, sentivo di dover ripagare la fiducia della Roma che mi ha sempre dato in questi 10 anni. Un'emozione che non è paragonabile a niente, è il sogno di ogni ragazzo firmare il contratto da professionista con la Roma". 

Ora sei ad un passo dal professionismo, come stai vivendo questo periodo?
"Il contratto da professionista è un punto di partenza, gli allenamenti con la Prima Squadra sono un sogno ma oggi anche un obiettivo. In ogni allenamento c'è qualcosa da imparare, si nota la differenza con la Primavera. Ci sono giocatori di Serie A che sono preparati". 

Hai tante persone intorno, quanto è importante questa attenzione per la tua crescita?
"Quella della Roma è un'attenzione molto forte, sono a disposizione su tutto e ciò non è scontato e faccio i complimenti. Anche fuori dal campo puoi contattare il team manager per qualsiasi problema, così come i fisioterapisti che sono sempre a disposizione. Questo ci dà una grossa mano e ci fa crescere tanto. In questo sport bisogna crescere mentalmente ed essere preparati a fare sacrifici".

Che rapporto hai con la maglia azzurra?
"La cosa più bella che ci può essere, giocare per il tuo paese è fantastico. La prima chiamata è stata a settembre, ero sul divano e vedo il messaggio del team manager in cui c'era la convocazione. L'ho subito chiamato per sapere se fosse vero, poi ho chiamato mio padre, non ci credeva nemmeno lui. Emozione indescrivibile, la maglia della Nazionale è unica". 

Quanto ti aiuta la tecnica in fase di impostazione nel calcio di oggi?
"A questi livelli, devi essere preparato tecnicamente e io posso aiutare i miei compagni in fase di impostazione. Poi, ripeto, essendo stato un attaccante posso anticipare alcuni movimenti e questo mi aiuta molto". 

Come ti descrivi come ragazzo?
"Amo stare in compagnia, non ho un rapporto ossessivo con i social. Quando ho dei tempi morti ci passo un po' di tempo, ma non è un bisogno. Ogni tanto con qualche compagno scherziamo su qualche video, ma oggi sono un'arma a doppio taglio. Possono essere un aiuto, ma anche creare danni se non usati in maniera corretta".

Dybala è stato il calciatore più difficile da marcare?
"Paulo non ha bisogno di presentazioni: è un campione del mondo. Ogni volta che vai in prima squadra c'è qualcosa da imparare e c'è sempre qualcosa da prendere da loro. Sono giocatori che vedevo in televisione e quando ti ci alleni è un'emozione forte".

Qual è la tua ambizione nel calcio?
"Sicuramente, restituire qualcosa alla Roma per la fiducia in questi anni. Poi giocare nei palcoscenici più alti in Europa e vincere il mondiale con l'Italia". 

Cosa prova ad indossare la maglia della Roma?
"Dopo 10 anni ancora mi emoziono vedendo la maglia della Roma con scritto il mio nome e il numero 19. La maglia della Roma si fa sentire".

Tu da piccolo avevi già tante maglie della Roma. 
"Sì, da piccolo le usavo sempre. Andavo a comprare i kit da gioco e d'allenamento e ci andavo in giro per casa. Per me la Roma è tutto".

A chi dedicheresti un eventuale debutto con la Roma?
"A nonno, perché l'ho perso a settembre. Adesso mi emoziono, ma lo dedicherei a lui. Ho la sua foto come sfondo, la dedicherei a lui perché era un grande romanista e quando ha saputo che avrei giocato con la Roma era più emozionato di me. Ogni volta si interessava, lui era un tifoso vero".