RMC Sport - D'Agostino: "Di Francesco bravo a cambiare a Verona pur avendo una rosa corta"
Gaetano D’Agostino, doppio ex di Roma e Benevento e ora allenatore del Villafranca, è intervenuto nel corso di Vocegiallorossa, approfondimento a cura della redazione di Vocegiallorossa.it in onda su RMC Sport Network.
Come procede la prima stagione coi professionisti?
“Bene, siamo in zona playoff, abbiamo 13 partite importanti per mantenere questa classifica che, come obiettivo finale, rientra nei programmi della stagione. Cerchiamo di migliorarci ogni settimana, di fare più punti possibile per agguantare i playoff”.
A Benevento sei titolare fino alla partita contro il Messina, dopo la quale il Benevento dovette rinunciare alla promozione in Serie B. Come andarono quei mesi?
“Sono stato benissimo a Benevento, una società fantastica, una città ideale per giocare, una città tranquilla e molto pulita. Eravamo primi, a +3 o +4 sulla Salernitana e perdendo lo scontro diretto pagammo dazio mentalmente. Pareggiammo la successiva, subimmo il sorpasso e non riuscimmo a riprenderli. Poi uscimmo subito col Como ai playoff”.
Di quella squadra è rimasto solo Lucioni. Ti aspettavi una scalata così rapida del Benevento?
“Era nell’aria, conoscendo il presidente Vigorito e il suo sogno, che era arrivare in Serie A, si percepiva che le intenzioni fossero buone. Ci sono stati due anni meravigliosi e anche il mercato di gennaio sta a significare che il presidente è ambizioso e che sta facendo di tutto affinché si possa realizzare l’obiettivo della salvezza. L’allenatore è molto preparato, ma non è facile, perché i punti dell’andata sono veramente pochi, servirà un miracolo sportivo. Ci sono 2-3 giocatori di caratura internazionale, ma non sarà facile”.
De Zerbi come Di Francesco, due giovani che stanno facendo o hanno fatto la gavetta.
“De Zerbi ha avuto una parentesi importante a Foggia, ha fatto conoscere il suo calcio, pur militando in Lega Pro dove difficilmente si gioca un calcio positivo e lui lo faceva. Pur non vincendo, ma il suo calcio era veramente bello. Poi c’è stata la parentesi a Palermo, ho un buonissimo rapporto con lui, l’ho conosciuto a Coverciano, ora con molta umiltà è andato a Benevento accettando una sfida molto tosta, ma avvincente. Eusebio è partito benissimo, però c’è da dire che deve affrontare delle difficoltà di rosa, in alcuni settori del campo non ha concorrenza, non ha cambi ideali. Ha fatto bene la prima parte anche in Champions, il calo poi si è fatto sentire. A Verona è stato bravo a cambiare assetto per dare giocate diverse, si era un po’ standardizzato il gioco della Roma, che passava all’80% da Kolarov. Le squadre hanno preso le misure alla Roma, che era diventata molto prevedibile. A Verona ho visto una squadra non brillantissima, ma che ha creato tante palle gol con giocate diverse. Ha giocatori per il modulo, ma manca una panchina un po’ lunga”.
Contro la Sampdoria è entrato in campo un giovane Antonucci, possiamo rivedere in lui il tuo esordio a Brescia?
“Antonucci deve crescere fisicamente, ma è un giocatore di grandi prospettive. Quando è entrato ha dimostrato grandissima personalità e grande tecnica, attacca bene gli spazi. Deve maturare a livello fisico, mi auguro che si possa avere pazienza con lui, come con Ünder, sono giovani che possono dare un grande contributo alla Roma”.
A Roma hai avuto una società presente con il presidente Sensi. In che misura diventa fondamentale insieme all’allenatore nel far rispettare le regole?
“È cambiato anche il modo di fare, non solo a Roma la società non è presente. Vedi l’Inter, il Milan, solo la Juventus e il Napoli non sono cambiate. Le altre sono società che hanno più il pensiero riguardo il bilancio e il marketing, il sistema calcio si è andato a globalizzare. Prima c’erano le gestioni familiari, adesso ci si basa sul marketing, sugli sponsor, sui diritti TV. Il giocatore, oltre a essere atleta, è diventato un prodotto. È normale che gli errori alla Juventus sono di meno, perché c’è una società che ha delle regole ferree, mentre in altre società c’è più elasticità. Ma non spetta a me giudicare. Conosco Nainggolan, dà tutto in campo ed è grande e vaccinato, così come Bruno Peres. La società nella vita privata dei giocatori non può fare di più, è il giocatore che deve essere professionista 24 ore al giorno. Nainggolan si allena bene, dà sempre il suo contributo, non ha mai avuto infortuni muscolari importanti. Sbagliare è umano, ma le regole devono passare dalla società. Gli allenatori di oggi, molte volte, si devono adeguare al bene della società. Di Francesco ha fatto il suo non convocando Radja, so che la società l’ha multato. Vai a vedere, poi, se non c’è una ripercussione sul giocatore. Sono tutte cose che devono essere al loro posto. Non credo che alla Juve non accadano errori, a livello mediatico esce meno fuori. Caceres, Felipe Melo qualcosa hanno fatto, ma non è stato accentuato a livello mediatico. Poi ci stanno questi benedetti-maledetti social, che possono essere deleteri per l’immagine di una persona”.
Un parere sulla lotta Champions e sulla lotta salvezza.
“Si vanno a delinare i valori del campionato, per il titolo ci sono Napoli e Juventus, per la Champions ci sono Lazio, Inter e Roma, dietro occhio al Sassuolo, che rischia insieme a Verona, Benevento, SPAL e le altre che sono distanziate devono stare attente. Basta uno scontro diretto perso e si rientra nel calderone. Atalanta e Sampdoria possono dare fastidio alle prime quattro”.