Il "come" è sempre importante: meglio pensarci con tre punti in più
Ci sono delle partite che vanno vinte senza stare a guardare più di tanto il "come "e Roma-Dinamo Kiev era una di queste, con un ventisettesimo posto in classifica da abbandonare rapidamente e un successo UEFA da trovare perché mancava da 189 giorni, da quel 2-1 al Milan che sembrava l’inizio di qualcosa, visto anche l’annuncio del rinnovo di contratto di Daniele De Rossi, e che sostanzialmente fu invece la fine della stagione giallorossa e l’inizio della fine del ciclo dell’ex tecnico, con tutto quello che poi è successo.
L’obiettivo di tornare a vincere in Europa è stato centrato, la classifica è leggermente migliorata ma la qualificazione, anche quella ai playoff e non agli ottavi di finale, è ancora tutta da conquistare a partire dalla trasferta di Bruxelles del prossimo turno. Di presupposti per fare strada in questa competizione però fino adesso se ne sono visti pochi; non tanto per un turnover ancora molto accentuato, in realtà anche auspicabile in certe situazioni per non arrivare a primavera con le energie in riserva, quanto invece per un atteggiamento volitivo solo a tratti, con occasioni arrivate in modo estemporaneo e la persistente necessità di uno come Dybala per aumentare la qualità in campo, con l’argentino che nei pochi minuti giocati aveva praticamente fatto segnare Shomurodov, capace di sbagliare un gol praticamente fatto.
La Dinamo Kiev la sua gara l’ha giocata e ha anche spaventato l’Olimpico in un paio di occasioni, e questo dovrebbe anche un po’ fare la tara di quanto visto in campo, considerando che gli ucraini vivono una situazione logistica quasi insostenibile, che nel weekend hanno lo scontro diretto in campionato contro lo Shakhtar Donetsk e che nelle gare precedenti avevano mostrato di essere tra le peggiori squadre del torneo, tant’è che si presentavano all’Olimpico in trentacinquesima posizione su trentasei della classifica. E questo è successo perché il tasso di concentrazione si è pericolosamente abbassato dopo il vantaggio, come se la partita fosse finita lì e non ci fossero stati ancora sessantasette minuti più recupero da giocare. In un sistema di gioco in cui la fase offensiva è chiaramente penalizzata, e si è visto addirittura più in altre occasioni rispetto a oggi, serve poi che qualcuno si prenda delle responsabilità e ancora una volta questo è accaduto raramente, in un clima che certamente non ha aiutato ma che altrettanto certamente non può essere causa scatenante di questa, a volte, povertà tecnica poco comprensibile.
Alla fine il “come” è sempre importante, perché 90 minuti possono essere determinati da episodi, una stagione alla fine è lo specchio di quello che sei. La Roma ancora non si sa cosa sia: la buona notizia è che potrà continuare a cercare se stessa con i suoi primi 3 punti europei. Per il resto, ripassare più avanti.