Fiorentina, Bove: "Far parte della Prima Squadra della Roma un'emozione unica. De Rossi è portato per fare l'allenatore"

Fiorentina, Bove: "Far parte della Prima Squadra della Roma un'emozione unica. De Rossi è portato per fare l'allenatore"Vocegiallorossa.it
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Oggi alle 13:23Interviste
di Marco Campanella

Edoardo Bove si è raccontato in una puntata del podcast Passa Dal BSMT di Gianluca Gazzoli. Ecco quanto dichiarato dal centrocampista della Fiorentina ancora di proprietà della Roma

Quando hai capito che il calcio sarebbe potuto diventare il tuo lavoro?
"Quasi alla fine proprio del mio percorso, a 17 anni in Primavera. Lo dico spesso, secondo me sono diventato calciatore proprio perché non ho mai avuto la pressione di diventarlo. L'ho sempre fatto come divertimento. Sì, poi dopo naturalmente arrivi a un determinato punto in cui per forza devi dire: Posso farne il mio lavoro, dai, spingi, forza. L'ho sempre fatto come divertimento, ma come divertimento serio, perché io quando faccio una cosa ci metto tutto me stesso. Per me, giocare a calcio è sempre stato questo. Uno dei giorni più emozionanti della mia vita è stato quello in cui ho scoperto che facevo parte della Prima Squadra della Roma, perché dopo tredici anni di settore giovanile, è stato un po' un: ce l'hai fatta a trasformare quello che ti piace nel tuo lavoro". 

Il tuo esordio in Serie A?
"Ho esordito a 18 anni in Serie A, quando c'era il Covid e con un stadio vuoto... Si prova proprio quello che ti ho detto prima, è un po' un raggiungimento. La sensazione è strana, perché sai che è il raggiungimento di un qualcosa, di sacrifici fatti, però sai che è anche il tuo punto di partenza. Quindi è proprio bello, perché è un po' un arrivo-partenza, che non esiste molte volte. È un arrivo, te lo godi, ma da adesso si inizia a far sul serio. Ed è un po' quello che ti porta poi nel mondo dei grandi". 

Che rapporto hai avuto con i tuoi allenatori?
"Molto positivi con tutti. Uno sottovaluta il ruolo che hanno gli allenatori, ma proprio per quello che ti dicevo prima... Alla fine un bambino sta al campo sportivo quanto sta a scuola. Quindi, gli allenatori sono quasi maestri di vita, perché ti trasmettono un determinato tipo di valori, facendoti cresci quasi di più rispetto a quando fai scuola. ;Magari a un bambino non piace andare a scuola, mentre fare sport sì e ti relazioni con i tuoi compagni, ti relazioni con l'allenatore, ti prendi delle responsabilità, perché prendersi la responsabilità di calciare un rigore a 7 anni... In quel momento è tanta roba, ti metti alla prova. Gli allenatori sono sempre stati fondamentali anche per il mio percorso di crescita e su questo sono sempre stato fortunato, perché alla Roma ho lavorato sempre con De Rossi".

Che effetto ti ha fatto avere De Rossi come allenatore?
"La cosa incredibile è che io ho avuto sia Alberto De Rossi, il papà, in Primavera, mi ha allenato due anni e mezzo, e poi ho avuto Daniele".

L'hai avvertito il gene da allenatore?
"Sì, è stata un po' anche una situazione così, perché poi ero stato allenato dal papà e Daniele secondo me è molto portato per fare l'allenatore. Sono convinto che avrà una grandissima carriera".

Ti ha dato qualche consiglio che ti ricordi ancora?
"Sì, sì. Mi ha dato consigli più da centrocampista naturalmente, avendolo fatto da calciatore. Quello fa la differenza tra chi è allenatore e chi è stato anche calciatore. Infatti, ho apprezzato molto di più quel tipo di consigli rispetto a quelli magari di un allenatore che ha appena iniziato a fare questo lavoro allenatore e sul quale magari anche lui ha molto da imparare, perché poi è esperienza anche quello. Più lo fai e più impari come si fa. Sì, mi ha dato consigli sul come muovermi, sul come stare in campo".