Stadio - Tutti gli ostacoli alla revoca della pubblica utilità di Tor di Valle

13.07.2021 15:55 di  Marco Rossi Mercanti  Twitter:    vedi letture
Stadio - Tutti gli ostacoli alla revoca della pubblica utilità di Tor di Valle

"Se il Campidoglio non arriverà alla revoca dell’interesse pubblico sul vecchio progetto di Tor di Valle, sarà impossibile parlare del nuovo. O il voto in aula sulla delibera già approvata in Giunta arriverà nelle prossime due settimane oppure ci vorranno almeno altri 12 mesi prima di discuterla. Se passerà ancora un anno, perderemo sia l’interesse degli investitori sul progetto che l’onda del Recovery Plan e della ripartenza post COVID-19. Se così sarà, piuttosto che ricascare in un procedimento lunghissimo, i tifosi dovranno rinunciare all’idea di avere anche il nuovo stadio. La nuova proprietà della Roma, dopo una scrupolosa analisi, ha ritenuto quella strada non più sostenibile. A Tor di Valle non andremo mai”.

Con queste parole, Guido Fienga qualche giorno fa aveva lanciato ultimatum in merito alla revoca definitiva della pubblica utilità dell'area di Tor di Valle per lo stadio della Roma. Il Campidoglio sembra valutare ogni ipotesi per andare incontro alla società capitolina, gli ostacoli però non mancano. Secondo La Repubblica, il primo è il tempo: la consiliatura Raggi è agli sgoccioli e tentare un blitz senza una maggioranza solida - secondo problema - sembra impossibile per il Movimento 5 Stelle.

PROBLEMA VITEK - Un altro problema è legato all'imprenditore ceco Radovan Vitek, che potrebbe decidere di trascinare in Tribunale i consiglieri, dal momento che la società di Parnasi (Eurnova) martedì scorso ha venduto ufficialmente i suoi terreni al tycoon per 45 milioni di euro. In settimana, comunque, sono attese comunicazioni ufficiali da parte dei protagonisti.

COSA SI ASPETTA LA ROMA - Entro due settimane i giallorossi si aspettano il passaggio della delibera, altrimenti si rischia di perdere un altro anno per la realizzazione del nuovo impianto, ipotesi che potrebbe portare la famiglia Friedkin a rinunciare del tutto a tale idea.