Como, Fabregas: "Oggi per me abbiamo vinto, ma i tre punti li ha presi la Roma. Questa gara ci ha fatto crescere molto"

Como, Fabregas: "Oggi per me abbiamo vinto, ma i tre punti li ha presi la Roma. Questa gara ci ha fatto crescere molto"Vocegiallorossa.it
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Ieri alle 20:37Avversario
di Marco Campanella

Al termine di Roma-Como, ha parlato il tecnico lariano Cesc Fabregas.

Fabregas a Sky

Il suo Como?
"Io parlo sempre di vincere, oggi per me abbiamo vinto. Non abbiamo preso i tre punti ma nel crescere, nella mentalità e nel soffrire in 10 contro 11. Ci abbiamo creduto, chi è entrato lo ha fatto bene. Questo è ciò che chiedo, che si vada giochi fino alla fine".

Si complimenta con Ranieri?
"Certo, hanno vinto. Ho visto una Roma che ha fatto difficoltà e questo è un nostro merito. Abbiamo fatto una buona gara, ma bravi loro". 

Dove potete migliorare?
"C'è sempre da migliorare. Dobbiamo finire meglio l'azione davanti la porta, facciamo pochi gol. Non dobbiamo prendere troppi cartellini rossi, potevamo perdere solo in 10 oggi. Abbiamo provato a togliere gli ammoniti, ma Kempf non potevo levarlo ed è stato sfortunato. Facendo prestazioni così siamo sulla strada giusta". 

Tutti danno massima disponibilità. 
"Mi piacerebbe essere d'accordo, ma sempre ho visto una squadra che ha sempre lottato. Mi danno tutto e se non lo fanno, non giocano. Abbiamo i nostri principi, si deve lottare. Siamo la sesta miglior difesa, oggi non abbiamo concesso nulla come spesso fatto contro altre big. Siamo tatticamente forti, dobbiamo continuare. Non vedo gente che dà di più di prima, ma sì abbiamo alzato il livello. Strefezza è forte e con un cuore incredibile. Continuaiamo così".

Fabregas a DAZN 

Cosa le ha detto Ranieri?
"Il mister è una grandissima persona e un grandissimo allenatore, lo ringrazio per quello che dice di me. Da questo tipo di persone si impara sempre, sarei contento di fare la carriera che ha fatto lui che è una leggenda del calcio".

Gli episodi arbitrali?
"Non lo so, da lontano era difficile. Preferisco non parlare degli arbitri, ma della grande prestazione che ha fatto il Como contro una squadra di alto livello. Fare questo tipo di prestazioni con giocatori di 20 anni ti fa crescere. Per me oggi abbiamo vinto. Dobbiamo continuare così, andando avanti per la nostra strada, usando le nostre armi nella miglior maniera".

La squadra sta crescendo sul piano della mentalità?
"Tante squadre hanno qualità, ma senza fame e coraggio non si va da nessuna parte. Proviamo a mettere questo nella testa dei nostri calciatori, sento che siamo molto vicini a lottare contro squadre di Champions ed Europa League. Se andiamo avanti così il prossimo anno il Como sarà pronto a prendere più punti di quanto abbiamo fatto nell'ultimo mese e mezzo".

Si poteva fare meglio nel secondo tempo?
"Anche nel primo, nel secondo quando siamo rimasti in dieci abbiamo provato a essere più aggressivi ma non era facile. La comunicazione era un po' difficile, il secondo gol è arrivato per questo. Si poteva fare un po' di più in questo senso, dobbiamo prendere meno gialli ed essere più bravi a metterla dentro quando siamo davanti alla porta".

Fabregas in conferenza stampa (a cura dell’inviato all’Olimpico Gabriele Chiocchio)

Cosa manca al Como?
«Siamo una società che ha iniziato da zero sei anni fa, e penso che non durerà ancora molto. Siamo una sorta di ospedale. Globalmente, quando si tratta di giocare e di fare passi in avanti, per me oggi… Quando parlo di vincere, analizziamo tutto, e alla fine si tratta di tre punti. Sempre. Alla fine, il calcio è così: fai tre punti e sei bravo, non fai tre punti e sei scarso. Oggi penso sia stata una giornata in cui abbiamo vinto, non i tre punti, ma abbiamo vinto in termini di ottimismo. Abbiamo vinto un’altra grande partita contro una grande squadra. Abbiamo vinto perché abbiamo giocato con coraggio e personalità, abbiamo lottato fino alla fine contro una squadra che ha battuto il Porto, che ha vinto contro l’Eintracht Francoforte, contro le migliori squadre di Germania e Portogallo. Siamo molto vicini a queste squadre di Champions League ed Europa League, sia quando giochiamo in casa che in trasferta. È vero che ci manca ancora qualcosa, manca un piccolo pezzo, ma è normale nel processo in cui ci troviamo in questo momento. Dobbiamo continuare ad analizzare, crescere, vincere e fare passi avanti, uno dopo l’altro. La mia sensazione è che, giocando contro tutte queste grandi squadre, siamo davvero molto vicini a raggiungere qualcosa di importante. Questo mi fa piacere, perché significa che, a un certo punto, il momento arriverà. Questa partita mi ha fatto parlare molto, perché quando la vedi così vicina e vedi che abbiamo messo in difficoltà una squadra forte, ti dispiace per i ragazzi, che hanno fatto una prestazione incredibile. Ma mi piace anche perdere in questo modo, perché ai giocatori giovani fa arrabbiare, li spinge a tornare a casa con la voglia di dire: “Alla prossima, alla prossima, alla prossima”. Questa mentalità aiuta a maturare e a crescere molto più velocemente».

Ha ricevuto la stima di tanti colleghi.
«Siamo in una situazione in cui non possiamo sbagliare e non possiamo perdere di vista l’obiettivo che vogliamo raggiungere in questa stagione. C’è una sorpresa: una squadra che ha fatto un salto di qualità, che è cresciuta e che sta facendo molto più di quanto ci si aspettasse. Sicuramente, a un certo punto, non piace accettare che l’Italia sia un paese molto, molto esigente. Io stesso, quando una squadra gioca bene o meno bene, lo dico pubblicamente e lo dico ai ragazzi. C’è una squadra che, per rendimento, meriterebbe molto di più di quanto ha ottenuto in questa stagione. Però, come ho detto a tutti i miei compagni, manca ancora qualcosa, manca un piccolo dettaglio. Ma quando rivedi la partita… perché, se avessimo vinto 2-1, avremmo dovuto chiudere la gara prima, sfruttando meglio le occasioni. C’è una differenza minima, ma è proprio quella che fa la differenza».

Cosa ha studiato della Roma che l’ha spinta a giocare in modo diverso rispetto al solito?
«La Roma gioca con il 5-3-2. Quando una squadra adotta questo modulo, si creano spazi ai lati, davanti al quinto di centrocampo. Volevamo sfruttare di più queste situazioni, cercando di attaccare i loro quinti per trovare più spazio e giocare dentro. Lo abbiamo fatto bene, ma potevamo farlo meglio. Ci sono state molte occasioni in cui non abbiamo girato il corpo per cambiare gioco sul lato opposto, e questo era un aspetto chiave del nostro piano partita. È un dettaglio su cui dobbiamo migliorare. Perrone e Da Cunha, in particolare oggi, non giravano il corpo e non creavano nemmeno l’opportunità per cambiare gioco, nonostante il nostro terzino fosse spesso libero. È un processo che i giocatori devono assimilare, e io, come responsabile, devo mostrargli tutto ciò su cui abbiamo lavorato ma che oggi non è stato applicato. Bisogna crescere, crescere e migliorare per la prossima partita, e poi vedremo dove arriveremo. Ho visto diversi momenti in cui la Roma era un po’ sbilanciata, e noi, forse per mancanza di coraggio o per la paura di perdere il pallone, non siamo riusciti a sfruttarli al meglio. È qualcosa che non rientra direttamente nel mio lavoro in campo, ma devo farlo vedere ai ragazzi e continuare a lavorare per migliorare».

Aveva studiato qualcosa per fermare Dybala? È stato il giocatore più pericoloso.
«Pericoloso in che senso? Non lo so. Penso che abbiamo avuto qualche difficoltà nell’arginare l’invasione offensiva. Diciamo che è un Campione del Mondo, può sempre fare la differenza. Se un altro non gioca, prima o poi lo troverà lo stesso. Ma questo dipende dal talento, non è qualcosa che si costruisce in un mese. Ovviamente ha una visione di gioco che gli permette di trovare soluzioni individuali. Tatticamente, penso che abbiamo fatto un’ottima partita. Abbiamo controllato molto bene Paredes, che poi, dopo l’espulsione e con più spazi, ha iniziato a giocare un po’ di più, ma era sempre sotto pressione. Dybala? Non lo so, magari bisogna rivedere la partita, ma a livello di azioni offensive – quelle in cui è letale e fa la differenza – non si è visto molto. Magari ha creato qualcosa, però è vero che è un giocatore che ti mette sempre in difficoltà, che salta l’uomo, che ti porta al duello 50-50 e che ha provocato il secondo giallo, cambiando la partita. Fino a quel momento, però, si è visto chiaramente come avremmo potuto vincere la partita».

Sul secondo giallo a Kempf.
«La squadra ha giocato molto bene, ma Caqueret ha perso molti duelli. Avevo detto ai ragazzi che questa partita si poteva perdere solo se fossimo rimasti in dieci. Caqueret, Smolccic e Kemp ferano già ammoniti. Siamo tornati alla difesa a due, Kempf non aveva più nessuno in marcatura e non potevamo toglierlo. Caqueret stava giocando una grande partita, ma non potevamo rischiare, perché eravamo in totale controllo del match e non potevamo permetterci di restare in inferiorità numerica. C’è stato un fallo, l’arbitro sembrava già pronto a tirare fuori il cartellino ed era una situazione pericolosa. Quando vedi che l’arbitro è così attento a sanzionare una squadra, preferisco non correre rischi. Alla fine, l’ultimo che potevamo sostituire era Kempf, che ha gestito bene la partita. Bisogna continuare su questa strada, con pazienza e determinazione».