ESCLUSIVA VG - Pomini, ex SPAL: "Difesa a tre, possesso palla e immediata riaggressione. Vi racconto il De Rossi allenatore"
Oltre allo shock per l’esonero improvviso di José Mourinho, in casa Roma c’è molta curiosità per l’esperienza di Daniele De Rossi alla guida della squadra. Qualcosa di impensabile fino a poco tempo, con l’ex campione giallorosso che, finora, ha allenato solo la SPAL per pochi mesi (da ottobre 2022 fino a febbraio 2023), subentrando a campionato in corso senza riuscire ad ottenere grandi risultati, anche se con moltissime attenuanti. Tutti si chiedono che tipo di allenatore sarà Daniele De Rossi e che idea di gioco vorrà applicare alla Roma.
Per conoscere un pochino meglio il De Rossi allenatore, Vocegiallorossa.it ha intervistato Alberto Pomini, portiere attualmente svincolato, che un anno fa faceva parte della rosa della SPAL allenata da De Rossi.
De Rossi vi parlava spesso della Roma nello spogliatoio
“Erano strani i pochi momenti in cui non ne parlava. La sua carriera era lì, a Roma, la sua vita è lì. Lui aveva voglia, ne parlava spesso. Raccontava aneddoti anche extra campo, passavamo serate intere parlando di tutto, anche dei suoi ex compagni. Molte cose non si possono dire (ride ndr). Romano e romanista, una vita passata a Roma, era strano ogni tanto non sentirlo parlare di Roma. Lo conosco bene, comprendo quello che sta provando in questo momento. Darà tutto quello che ha ed è la scelta più azzeccata. Non penso lui abbia nemmeno esitato per un secondo, appena saputo della possibilità di allenare la Roma”.
Immaginavate sarebbe arrivato alla Roma nel giro di un anno?
“Non ci aspettavamo potesse accadere già in un anno, ma sono convinto che abbia le potenzialità per diventare un allenatore di altissimo livello. Offre una proposta di lavoro che piace ai giocatori, divertente ed efficace. È poi umanamente straordinario ed empatico con i giocatori. Ovviamente, è ancora tanto giocatore rispetto al suo ruolo, avendo smesso da poco, ma può essere la sua arma in più. Gli manca esperienza, è vero, ma i 4 mesi alla SPAL lo possono avere aiutato a crescere. È sicuramente più pronto ora ad allenare la Roma rispetto a prima di venire a Ferrara”.
Qual è la sua idea di gioco?
“Lui vuole offrire un gioco propositivo. La sua SPAL giocava con la difesa a tre, con un 3-4-2-1, 3-4-1-2 o un 3-4-3, comunque con la difesa a tre e i braccetti che impostano. Conta tanto la qualità del giocatore di saper trovare lo spazio giusto e la giocata corretta. Più sali di livello e più hai calciatori che possono farlo. La Serie B è più intensa, più fisica e meno tecnica, quindi a Roma potrebbe essere avvantaggiato da questo punto di vista. Sul piano difensivo, chiede una pressione alta. Insomma, il classico gioco moderno con possesso palla, difesa alta e immediata riaggressione”.
Come ha gestito il momento difficile, sul piano del rapporto con voi, del lavoro quotidiano, della preparazione alla gara?
“A Ferrara c’era un ambiente inquinato da tutto, una gestione difficile anche con l’ambiente esterno, società etc. Sul campo, si carica di responsabilità sgravando i giocatori. Non ha paura a essere il primo a prendersi responsabilità, cerca di allentare la pressione. Poi dipende dai giocatori, ovviamente, dalle loro qualità. Fa tanto la differenza di categoria. Roma è un ambiente totalmente differente da Ferrara”.
Si ispirava a qualche allenatore in particolare?
“Si parlava molto di tutti gli allenatori che avevano un calcio propositivo, Si parlava di Bielsa per esempio, e so che con con De Zerbi ha un bel rapporto (De Zerbi fu lodato pubblicamente proprio da De Rossi, in passato ndr), ma in generale si parlava di chiunque volesse proporre un calcio moderno”.