Ghisolfi: “Se a Budapest si fosse giocato ieri, la reazione della società sarebbe stata diversa. Non accettiamo più errori arbitrali”

01.12.2024 19:45 di  Marco Campanella   vedi letture
Ghisolfi: “Se a Budapest si fosse giocato ieri, la reazione della società sarebbe stata diversa. Non accettiamo più errori arbitrali”
© foto di Social Football Summit

Florent Ghisolfi ha rilasciato una lunga intervista sulle colonne del Corriere dello Sport in cui parla degli errori arbitrali ricevuti contro la Roma in questa stagione. Ecco uno stralcio delle sue parole: 

Gli errori arbitrali?
“In questa stagione la Roma ha subito sette torti arbitrali riconosciuti dalle principali testate nazionali e dalle moviole televisive. Nonostante ciò, il club ha sempre evitato di fare polemica, anche per non concedere alibi alla squadra in un momento tecnico particolare".

Sette non sono né tanti, né pochi.
“Sette in tredici giornate sono troppi punti persi. Il problema è un altro: in nessuna delle sette occasioni l’arbitro ha fatto ricorso alla verifica video. Se gli episodi fossero stati rivisti dal VAR quasi certamente i risultati finali sarebbero stati altri. Una sola volta la Roma ha voluto manifestare il proprio disappunto, nel post-partita di Monza dove il danno era stato evidentissimo e dove lo stesso Monza aveva alzato la temperatura criticando la scelta di un arbitro di Roma”.

Anche nella forma: esternazione o richiesta pubblica.
“Non accettiamo più questo genere di errori e chiediamo di essere rispettati dalla classe arbitrale e dalle istituzioni, soprattutto in un periodo storico in cui le eventuali sviste possono essere sanate dalla tecnologia. Vogliamo giocare il calcio del nostro tempo, non quello della soggettività assoluta, e riteniamo che il protocollo debba essere aggiornato e reso inattaccabile”.

Do ufficialmente il benvenuto nel calcio italiano ai Friedkin.
“Ci sta bene la battuta, ma sottolineo anche che la Roma è sempre stata collaborativa con l’AIA e il designatore Rocchi, anche negli incontri abituali che si tengono annualmente. Abbiamo cercato di ascoltare le loro ragioni, pur non condividendone alcune prese di posizioni pubbliche, mai censurate dallo stesso organismo”.

La società ha sempre sostenuto l'AIA?
“Crediamo di averlo dimostrato in questi quattro anni. Io sono arrivato da pochi mesi, ma mi sono fatto un ripasso della gestione americana. Ci preoccupiamo solo di noi stessi e speriamo che, essendo buoni, bravi e spesso silenziosi, qualcuno non si diverta mettendoci i piedi in testa… La società ritiene di dover tutelare la propria immagine e quella dei propri tesserati salvaguardando gli interessi dei tifosi, che sono sempre in prima linea e riempiono l’Olimpico. Errori e disfunzioni arbitrali di questa portata rischiano di compromettere una stagione intera e di produrre un grave danno economico”.

Anche voi, come Conte, volete cancellare alla fonte retropensieri del terzo tipo, se ho ben capito.
“Vedi, è assai probabile che anche in questa stagione l’Italia possa avere cinque posti in Champions e, al netto degli errori commessi dalla squadra, un diverso trattamento avrebbe inciso in una forma meno impattante sulla classifica. Ti porto un esempio che i romanisti non hanno mai dimenticato: cosa sarebbe successo alla Roma e alle casse del club se l’arbitro Taylor avesse accordato quel rigore solare per fallo di mano di Fernando? Quell’errore ha cambiato la nostra storia e il nostro presente”.

Vi siete svegliati adesso? Spero che Mourinho non legga questa intervista, sennò gli viene uno stranguglione: fu lui il primo a lamentare il mancato sostegno della società, quel giorno. E si beccò anche una bella squalifica.
“Se a Budapest si fosse giocato ieri la reazione della proprietà sarebbe stata ben diversa proprio perché col tempo ha maturato la consapevolezza che il silenzio, la misura e l’eleganza non sempre paghino. Senza quell’errore la Roma avrebbe probabilmente un titolo europeo in più, e sarebbe stata la prima Europa League della sua storia, avrebbe disputato la finale di Supercoppa Europea e, soprattutto, sarebbe tornata in Champions, con introiti economici senza dubbio superiori rispetto a quelli garantiti dall’Europa League 23-24”.

I Friedkin quando torneranno a Roma?
“Presto, molto presto. Hanno scelto di lottare”.

Temono la contestazione dell’Olimpico?
“Non hanno paura del dissenso e sanno assumersi le loro responsabilità. Non hanno gradito, ci mancherebbe… L’intenzione è quella di migliorare la squadra già a gennaio, i vincoli del settlement agreement non sono più così penalizzanti. Credo che già in estate si fosse capito".

La chiusura del rapporto con Lina Souloukou da cosa derivò?
“Il motivo di questo incontro era un altro. Ti ho appena detto che ragionare al passato non è nello spirito dei Friedkin, né più in generale della società. Quello che non si è capito…”.

Ecco, cosa non abbiamo capito?
“Quanta passione i Friedkin abbiano per la Roma, il loro coinvolgimento è incredibile. Li sento quotidianamente, vogliono sapere tutto e nei particolari. Hanno investito risorse, tempo e sé stessi per restare a lungo e ottenere il massimo. Lo stadio nuovo non è un’ipotesi, ma un progetto concreto e stupendo. Ora chiedono di ricevere trattamenti equi e l’attenzione che si deve a tutti, nessuno escluso”.

Sei proprio convinto che Lukaku dovesse essere espulso?
“Convintissimo. Giallo il primo fallo su Celik e rosso diretto, non secondo giallo, su Svilar”.

Ma se gli arbitri stessi si dividono sul secondo episodio.
“Era rosso… Ripeto, la Roma ha sempre rispettato gli arbitri e le istituzioni, ma non è stata ripagata con la stessa moneta”.

Come pensi che la prenderà il settore arbitrale?
“Bene, se capirà che la Roma chiede esclusivamente equità, uniformità, giustizia, più VAR”.