Roma-Milan 2-1 - Top & Flop
TOP
IL CIELO DI ROMA CON VISTA DUBLINO - Il 2-1 qualifica la Roma, una qualificazione mai in dubbio un solo minuto dal gol di Mancini a Milano. Neppure quando i giallorossi rimangono in dieci uomini per un'ora. Anche se è cambiato il mister, i giocatori, quelli che hanno perso a Budapest, sappiamo tutti come, sono rimasti e si ritrovano di nuovo lì a 2 partite per rigiocarsi una nuova finale.
LA DEDICA - Mancini non smette più di segnare, facendo solo gol pesanti. Questo emotivamente, per lui, è forse quello più pesante di tutti, vista la dedica all'amico scomparso. Altra dedica, più rassicurante, è stato quando lo speaker dell'Olimpico ha chiamato a gran voce Ndicka, in campo, a festeggiare coi compagni. Ci voleva dopo i brutti momenti passati (e che ha fatto passare a tutti noi) a Udine.
LA JOYA - Difficile trovare una grande notte europea della Roma, senza una perla di Paulo Dybala. La Joya che regala la gioia del 2-0. Un mix tra gioia e incredulità perché, di fatto, il Milan era stato battutto e la serata era appena iniziata. Stravince il duello a distanza con Leao.
LA LOTTA - Tra tutti scegliamo due in particolare: il primo è Leandro Paredes che si è trovato a contrastare a più riprese a centrocampo, il secondo e forse quello che può essere definito come simbolo di questi quarti di finale tra Roma e Milan è Stephan El Shaarawy. Fondamentale al Meazza, straordinario all'Olimpico, soprattutto, quando la Roma è rimasta in 10. Nel secondo tempo gioca, praticamente un'altra partita rispetto a tutti, compagni e avversari.
QUELLA SOFFERENZA POSITIVA - Di quelle che comunque sei lì a patire, ma hai la mentalità positiva e sei lì che vedi passare i minuti come dovrebbero e non inchiodarsi all'orologio. Normale soffrire in 10 vs 11, normale soffrire se il traguardo lo si percepiva sempre più vicino.
FLOP
PECCATO PER QUEL GOL - Già perché vincere è bello, stravincere lo sarebbe stato ancora di più, per tanti motivi. Uno su tutti, per presunzione che ha accompagnato il Milan (nelle dichiarazioni, di chi non considera il proprio avversario perché è superiore) e che gli è costata cara.