OLIMPICO - Brighton, De Zerbi: "De Rossi è nato per fare l'allenatore. Non voglio sentir parlare di infortunati"
Queste le parole di Roberto De Zerbi, tecnico del Brighton, in conferenza stampa allo stadio Olimpico per presentare la gara contro la Roma.
Aveva parlato degli allenatori italiani, ora manca un po’ il coraggio. Secondo lei, De Rossi è un tecnico coraggioso? Ha iniziato un suo percorso diverso rispetto agli altri? La Roma difenderà a tre o a quattro?
“Parlavo sempre in generale della mentalità tipica della tradizione italiana, poi se parliamo degli ultimi campionati credo che sia molto diversa la realtà rispetto a 10-15 anni fa. Gasperini è avanti in questo, Italiano, Thiago Motta hanno preso squadre di Serie B, anche il Catanzaro di Vivarini ha preso una direzione diversa. De Rossi è nato per fare l’allenatore, due anni fa nella pausa Mondiale credo che lui ancora non allenasse la SPAL ma non voglio sbagliarmi, lo avevo indicato come uno dei possibili grandi allenatori, ha tutte le componenti come la personalità, il carisma con i calciatori. Sono contento perché sta cambiando una squadra forte, con due finali, ha dato un’impronta di gioco e sta facendo risultati e non era scontato, dal mio punto di vista è un grande allenatore. Non saprei se giocherà a quattro o a tre, non so nemmeno come giocherò io”.
De Rossi l’ha definita “un genio”. Si sente un visionario? De Rossi ha anche detto di rispettare il Brighton, ma ha ammesso di avere giocatori più forti.
“Non mi sento un genio, né più bravo degli altri. Sicuramente non mi spaventa il lavoro e non mi manca il coraggio di fare cose che gli altri non fanno che possono essere giuste o sbagliate. Io vivo per il calcio, questa è la differenza che mi sta facendo avere questa carriera. Non penso di essere nato più intelligente degli altri, lo dico sempre però è chiaro che se devo fare qualcosa di diverso in cui credo, se devo fare qualcosa di nuovo perché ci credo la faccio senza pensare ai risvolti o agli aspetti negativi che possano bloccare questa cosa. De Rossi lo rispetto perché è mio amico, siamo molto simili come persone tant’è che le nostre figlie sono diventate amiche perché abbiamo gli stessi valori. Apprezzo quello che ha detto, la Roma è forte con Mourinho e con De Rossi, noi non abbiamo esperienza ma siamo venuti qua per giocarcela, sappiamo in che stadio giochiamo ma sappiamo quello che valiamo e quello che abbiamo fatto in un anno e mezzo e ne siamo orgogliosi. Non giochiamo solo per i quarti, noi giochiamo perché stiamo scrivendo la storia e stiamo facendo qualcosa di impensabile, per tutto quello che è il Brighton è un qualcosa che sentiamo molto”.
Da un po’ di tempo a questa parte c’è una spinta clamorosa dei tifosi qui all’Olimpico. È un qualcosa che temete? Il Brighton potrebbe subire l’ambiente? Quanto le dà fastidio arrivare a questo appuntamento con tanti infortunati?
“Lo vedremo domani se lo stadio ci intimorirà o meno, abbiamo giocato all’Old Trafford e abbiamo vinto, abbiamo fatto 2-2 a Marsiglia, abbiamo giocato in casa dell’AEK Atene e abbiamo vinto. So la spinta dell’Olimpico, vediamo domani, sarà un esame per noi. Credo che ci debba dare ancora più forza, alleno da 10 anni e ho cambiato 5-6 squadre, questi giocatori del Brighton li sento caratterialmente più vicini a me per orgoglio, fame e dignità, motivazioni, valori, per come vivono il calcio. I vecchi e i giovani vivono il calcio come me, sono fiducioso ma sarà il campo a decidere. Sugli infortuni dico che è un argomento da prendere in due modi: o piangiamo e diciamo quanti giocatori importanti abbiamo fuori, oppure si prende come un’opportunità perché puntiamo a passare il turno e competere con tutti questi infortunati. Nessuno ci dà la garanzia che con Mitoma, Joao Pedro, March, Milner, oppure con Enciso in forma passeremmo il turno, non voglio sentir parlare di infortunati, siamo abbastanza per domani”.
Quali sono le sue emozioni? Ha portato il suo Brighton in Italia? Domani per chi farà tifo sua figlia?
“Mia figlia non tifa Roma, lei è amica con Gaia, la figlia di Daniele, e mia figlia le fa compagnia. Mia figlia tifa per me è chiaro, poi quando abbiamo amici di un’altra squadra ho tifato per Daniele contro il Feyenoord. Su mia figlia non ho dubbi su chi tiferà. È un orgoglio tornare in Italia soprattutto con questa squadra, mi innamoro delle squadre che ho allenato come Foggia, Benevento, Sassuolo, Shakhtar Donetsk ma questa squadra mi dà orgoglio. Possiamo anche perdere 3-0 o prendere imbarcate, però bisogna capire che tipo di livello sia il Brighton prima di dire questo. Dopo ogni sconfitta pesante, questa squadra è sempre risorta ed è sempre uscita dalla sofferenza sgomitando con il gioco e con la fame, tornare nel mio paese con questi giocatori e con questo club è motivo di grande orgoglio”.
Da osservatore delle partite del Brighton, mi è sembrato di vedere che il livello sia un pochino sceso a causa delle assenze. L’Europa League può essere la serata giusta per ridare una scintilla alla squadra?
“Noi abbiamo fatto la scelta di onorare tutte le competizioni al massimo, la partita contro la Roma non è più importante di Brighton-Nottingham di domenica. Chiaro che non siamo abituati a giocare tre partite alla settimana per così tanto tempo, tant’é che abbiamo raggiunto 10 giocatori infortunati contemporaneamente, non abbiamo una rosa numericamente così ampia e se pensi che il West Ham ha fatto la finale della Conference League e ha lottato per non retrocedere, il Leicester due anni fa ha fatto la semifinale di Conference e poi è retrocesso l’anno successivo, il Friburgo è 10° in Bundesliga, l'Union Berlino ha fatto la Champions League per la prima volta quest'anno e ha sofferto in campionato, il Siviglia e il Villarreal sono a metà classifica, il Rennes è una squadra forte, il Tolosa pure ha sofferto, il Lens un po’ si sta riprendendo ma sono state eliminate dalle competizioni europee. È normale che non essendo abituati a giocare le competizioni europee, qualcosa si perde di sicuro perché non si è abituati. Prima che l’Europa League iniziasse, abbiamo vinto 4 partite e una l’abbiamo persa, poi è stato difficile competere come l’anno scorso e come vi avevamo abituati”.
È la prima partita che giocherete su una doppia sfida: cambierà qualcosa giocare la prima fuori casa?
“Per noi è la prima volta, però io allo Shakhtar Donetsk ho vinto i preliminari di Champions League eliminando Genk e Monaco. La partita è su 180’ e dovremo essere bravi a non perdere la nostra identità, sapendo però che la partita è su 180’ e trovare velocemente l’equilibrio tra essere noi stessi e pensare anche che domani sera non sarà finita. Ci sono altri 90’ e questo per il Brighton è una cosa nuova”.
È così complicato pensare di ritrovarla a breve termine in Serie A? È per un motivo economico o perché pensa che la Premier League sia il posto giusto per lei?
“Non è vero che non pensi all’Italia, è il mio paese però io faccio quello che mi piace e che mi fa essere felice è stare al Brighton. Ho la fortuna di avere una squadra che mi permette di giocare queste competizioni, mi dà soddisfazioni ma anche quando perdiamo trovo delle cose belle dai giocatori che alleno. Più avanti, non so quando, tornerò in Italia ma non c’è un motivo prestabilito. Certo, la scelta che ho fatto tre anni fa di andare allo Shakhtar era che volevo crearmi anche una strada al di fuori dell’Italia per mia scelta e perché senza entrare nel particolare c’erano delle cose che non mi piacevano e ho cercato altro”.