Roma Femminile, Di Criscio: "Sogno di giocarmi lo scudetto, ma dobbiamo tenere i fari spenti. Le nuove ci hanno dato compattezza e consapevolezza"

13.11.2019 09:44 di  Gabriele Chiocchio  Twitter:    vedi letture
Roma Femminile, Di Criscio: "Sogno di giocarmi lo scudetto, ma dobbiamo tenere i fari spenti. Le nuove ci hanno dato compattezza e consapevolezza"
© foto di Vocegiallorossa.it

Federica Di Criscio, difensore della Roma Femminile, è stata intervistata nel corso di Wonder Football, in onda su Roma Radio. Ecco le sue parole.

Iniziamo dalla stagione in corso: 4 vittorie nelle ultime 4, a tre punti dalla Juventus. Giocate a carte scoperte?
“Credo che dobbiamo mantenere i riflettori spenti, alla base c’è l’umiltà che il coach ci ha trasmesso. I risultati parlano, il campo pure, siamo una squadra che tutti aspettano e temono, sarà sempre più complicato andare avanti. Continueremo su questa strada, è normale che vogliamo raggiungere l’obiettivo prefissato dalla società, ce la metteremo tutta”.

Quanto è importante saper soffrire?
“Anche l’anno scorso eravamo abituate a soffrire, nel primo tempo si soffriva e venivamo fuori nel secondo. Col Sassuolo abbiamo un po’ sofferto, ma fa parte del fatto di non essere abbastanza esperte per tenere i ritmi sempre alti. Dopo il gol, il rigore ti spezza un po’ le gambe, ma può starci. È stata una partita dominata per tanti minuti consecutivi, abbiamo reagito bene”.

La Florentia ha 6 punti, che rischi presenta la partita di domenica?
“Domenica sarà una partita difficile, loro hanno fatto tanti acquisti e vorranno dire la loro. Innanzitutto, perché arriva la Roma, poi vogliono raggiungere la salvezza il prima possibile e ogni punto è fondamentale. Sarà una partita difficile da interpretare, dovremo imporre il nostro gioco e andarle a prendere”.

Rispetto allo scorso anno, che differenze ci sono a livello di spogliatoio?
“Rispetto allo scorso anno l’innesto di tante ragazze che hanno giocato in grandi squadre ci ha dato compattezza e consapevolezza, è ovvio che persone che hanno giocato in campo internazionale, abituate ad avere intensità ed altre prospettive, fanno sì che la mentalità sia trasmessa nello spogliatoio. Altre differenze non ce ne sono, il gruppo c’era l’anno scorso e c’è anche quest’anno. È bravo lo staff, punta tanto sul gruppo ed è importante quello che ci trasmette”.

Come si sono inserite le nuove?
“Le nuove molto bene, diciamo che sono ragazze molto tranquille, che si mettono a disposizione delle più giovani. È una marcia in più”.

Qualcuno ti ha colpita particolarmente?
“A livello caratteriale Hegerberg, con la sua esperienza è quella che si mette a disposizione anche silenziosamente delle più giovani, dimostra di voler lavorare e sa lavorare, mettendosi a disposizione. Mi ha colpito molto”.

C’è stato un rammarico per la scorsa stagione?
“Il rammarico è stato quello di aver sbagliato tanto all’inizio, però era anche normale. Eravamo una squadra nuova. Altri non ce ne sono, abbiamo fatto un grandissimo campionato, in Coppa Italia potevamo fare di più, ma siamo arrivate stanche alla fine di una stagione intensa”.

Che insegnamento vi ha lasciato?
“Il gruppo è ciò che ci dà più forza, abbiamo capito che tante individualità da sole non possono fare risultati. È stata una delle cose principali su cui abbiamo lavorato ed è una delle cose più importanti”.

Come ti sei avvicinata al calcio?
“Ho iniziato da piccolissima, a 4 anni e mezzo-5, avevo mio fratello che giocava a calcio e mio zio che allenava i pulcini. Con qualche difficoltà, mia madre provava tutti i giorni a non farmi giocare, ho provato ginnastica artistica e minibasket, col tempo si è capito che non mollavo e si sono arresi”.

In che ruolo giocavi?
“Da piccola giocavo esterno e centrocampista, poi non tanti anni fa purtroppo tante ragazze si erano fatte male e in un’amichevole l’allenatore mi ha spostato dietro, chiedendomi se volessi fare il difensore. Da lì non ho più cambiato”.

Chi era il tuo idolo?
“Io seguivo Shevchenko, da sempre. Anche perché dentro casa mia, mio padre era rossonero, le partite erano solo del Milan. Quando ho iniziato a fare il difensore seguivo Thiago Silva e Cannavaro, erano i miei idoli indiscussi”.

Che consiglio daresti a una ragazza che vuole diventare calciatrice?
“Quando sono andata via era un po’ un tabù. Non sapevo a cosa stessi andando incontro, certo è che mi aspettavo qualcosa di buono, perché quello che avevo era veramente poco. Ora quello che consiglio, soprattutto ai genitori, è che oggi le cose sono cambiate, che ci sono società che credono in questo movimento. Ci sono possibilità e garanzie diverse, quindi se c’è del talento e una società le nota, è giusto rischiare”.

Quali sono le persone a cui devi di più?
“Credo che il mio allenatore di Verona sia stata una persona  fondamentale, nonostante i tanti scontri, perché ero piccolina e dovevo capire come ci si comportava. Poi le compagne, come Melania Gabbiadini, che è stata un faro, nella sua umiltà è sempre stata un leader diverso, di quelli testa bassa e lavorare, ho sempre seguito lei. Poi Patrizia Panico, gente di esperienza che mi ha trasmesso valori. Poi i miei allenatori delle nazionali, da Sbardella, a Corrado Corradini, Cabrini. Loro mi hanno dato una grande opportunità, e quando lo fanno restano importanti per forza”.

Qual è la partita che non scorderai mai?
“Sicuramente l’esordio nel mondiale 2012, segnato anche da un brutto ricordo come l’espulsione. L’emozione è difficile da riprovare, il fatto di giocare a tanti chilometri dal tuo paese. Mi rimarrà sempre”.

La partita che sogni di giocare con la Roma?
“La prima in Champions League. E magari l’ultima per la vittoria scudetto…”.

La compagna più forte con cui hai giocato?
“La più forte credo sia Melania Gabbiadini. Sia caratterialmente, che per le doti che aveva”.

Com’è giocare in Champions League? Cosa serve di diverso?
“Cambia l’intensità, il confronto con realtà che oggi sono superiori a noi, per la vita che fanno. Sono professioniste, anche il fatto di poter lavorare solo quello che fanno è una cosa a loro favore. Ci avvicineremo, ma il gap è tanto alto, perché la differenza fisica, non tanto tecnico-tattica, è l’ago della bilancia”.

Come ti concentri prima di una partita?
“Ho dei riti come quello della musica, metto le cuffie. Ma non sempre, vado a giorni, non ho un rito preciso. Mi piace stare serena”.

Cosa ti piace di più della città di Roma?
“Adoro il Colosseo, il centro. Mi sono ambientata da subito, credo che arrivare a Roma sia un po’ una casa un po’ di tutti, le persone sono molto accoglienti, a Verona la differenza è stata evidente, loro sono più distaccati per indole. Roma ti apre subito le porte e mi piace molto”.

Come passi il tuo tempo libero?
“Spesso mi piace passeggiare, cerco di impiegare il mio tempo anche allenandomi col preparatore, stiamo cercando di fare delle cose carine. Mi piace stare a contatto con persone nuove, fare conoscenze. Spesso sono in giro e chiacchiero con le persone”.