Totti: "Una figura importante in società fa paura. De Rossi è un parafulmine, rischia di fare la fine di Mourinho"

12.09.2024 17:57 di  Marco Campanella   vedi letture
Totti: "Una figura importante in società fa paura. De Rossi è un parafulmine, rischia di fare la fine di Mourinho"
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Francesco Totti ha rilasciato una lunga intervista sulle colonne de Il Messaggero. Eccone uno stralcio: 

Ma perché Totti non è nella Roma? Che cosa c'è di sbagliato in lei?
"Non lo so, forse troppa lealtà, eccessiva sincerità. Forse sono una figura ingombrante. Quello che dico io viene preso in considerazione, quello che dicono altri, meno. È come se avessero paura di avere una figura importante dentro la società, credono che non possa aiutare e invece uno potrebbe farlo".

Ha rivelato di essersi sentito spesso al telefono con De Rossi in questo ultimo mese. Non sarebbe più utile farlo come un referente tecnico?
"Sì, ma non è una mia decisione. Se nessuno mi chiama… Non sono io che vado a bussare alla porta".

In che ruolo si vedrebbe?
"Direttore sportivo non lo farei mai, però magari mi vedrei in un ruolo come quello ricoperto da Ibrahimovic o Zanetti: un riferimento tra società, squadra e allenatore. In poche parole, una figura come quella del direttore tecnico. Uno che ci mette la faccia, che dice le cose come stanno, è semplicissimo. Un incarico operativo, non uno da chiamare solo quando ci sono dei problemi".

Ha mai pensato di utilizzare le sue competenze in un altro club?
"Qualche squadra mi ha chiamato. Comunque no, come ho sempre dichiarato, io sono fedele alla Roma".

Ad oggi si è sentito più illuso o deluso?
"Sono rimasto deluso e basta. Anche perché per quello che ho fatto io per la Roma, per la società, per tutti, mi aspettavo qualcosa di diverso. Ogni due, tre, quattro, cinque anni la proprietà cambia e chi arriva ha le sue idee e i suoi pensieri. E alla fine sono da rispettare".

Le piace questa Roma che sta nascendo?
"Ancora non l’ho capita sinceramente. Alla fine è stato un miscuglio di giocatori, chi prima, chi dopo, alla fine sono stati presi quattro calciatori insieme. Sono stati investiti tanti soldi. Io con settanta milioni avrei fatto altre scelte, li avrei spesi diversamente. Come? Non per due giocatori sicuramente, ne avrei presi quattro-cinque. Dovbyk? L’attaccante certamente andava preso e in quel caso meno di trenta è difficile".

Chi le piace di più dei nuovi arrivati?
"Koné, lui sì che mi piace".

È la volta buona per arrivare in Champions?
"Vedendo le spese folli che ha fatto sul mercato, la Roma deve arrivarci, per forza. Se investi 100 milioni e non ci arrivi è un fallimento totale. Anche perché senza Champions, Daniele salta prima, non arriva fino alla fine".

Un errore che De Rossi non deve commettere?
“Deve chiudersi in se stesso e parlare con chi di dovere. Deve soprattutto farsi rispettare”.

Altrimenti rischia di diventare un parafulmine.
“Daniele è il parafulmine. E chi ci rimette è lui. Però, ripeto, fortunatamente è uno che conosce tutto e tutti”.

Così non rischia di diventare il nuovo Mourinho?
“Certamente, anche se in questo momento è l’unico che può fare l’allenatore a Roma. Ma torniamo al solito discorso, se c’è la società forte che esce allo scoperto e parla chiaro sugli obiettivi, allora è tutto tranquillo. In questo modo la piazza sa tutto. Invece ora la colpa, nel caso le cose non dovessero andare bene, ricadrebbe tutta su Daniele. È quello che è accaduto a Mourinho, perché José ci metteva la faccia. Però nessuno lo aiutava, nessuno parlava. Dopo è dura eh, mettersi contro sei milioni di persone. E dura, perché puoi essere chi vuoi, se non porti risultati, diventi il capro espiatorio. Ma Daniele ne è consapevole”.

Pellegrini è un capitano che divide la tifoseria com’era accaduto in passato a Giannini. Lei lo ha sempre sostenuto. Che ne pensa della sua situazione?
“A Lorenzo voglio bene, ma poi conta solo il rettangolo di gioco. Se non ti esprimi al meglio là dentro puoi essere chi ti pare. Ultimamente non ha giocato come dovrebbe. Purtroppo è la realtà dei fatti, Roma è una piazza particolare e le reazioni ci sono. La gente vuole l’attaccamento alla maglia, ma pure che giochi al cento per cento. E lui, essendo capitano, ha maggiori responsabilità rispetto agli altri”.