Spalletti: "Ci vuole gente di carattere. Dzeko? L'anno scorso non gli ho dato una mano. Non ho più fatto quell'errore"
Questa l'intervista integrale di Luciano Spalletti, tecnico della Roma, ai microfoni di uefa.com:
Che ruolo ha Totti nella sua Roma e com'è il vostro rapporto?
"Totti è stato, è, sarà tutto per la Roma. La soluzione che la Roma cerca è Totti, è una scorciatoia. Ha fatto vedere, l’anno scorso e questo, di poter ancora dare una mano alla squadra da un punto di vista tecnico, qualitativo e di creatività per la ricerca del risultato. Totti è un genio, non è solo un talento".
Cinque perle di Totti?
"Se riesci a sostenerlo come forza di collettivo di squadra, il calciatore geniale riesce a mettere questa qualità e questo genio dentro le giocate. Chiaro che se la squadra non ha il possesso della palla e della partita, diventa più difficile. Per cui vanno solo fatte queste valutazioni, che sono corrette per un calciatore della sua età. Anche se ora è ancora più attaccato a quello che è il periodo calcistico che gli è rimasto. Perché lo vedi che spesso si allena in maniera migliore della volta precedente".
Come ha recuperato Edin Dzeko?
"Io non ho recuperato niente, perché poi è sempre il calciatore che fa la differenza. Io gli posso far trovare un ambiente migliore dove lui può riconoscere le sue qualità o posso tentare di far crescere un ambiente che permetta a questi calciatori di poter evidenziare le proprie qualità. Io penso che la differenza con Edin sia stata quella di farlo sentire più a casa sua: i tifosi della Roma hanno cominciato ultimamente ad apprezzarlo, anche perché lui ha fatto la prima mossa. La prima mossa di Edin è stata quella di dirmi Mister, io voglio rimanere alla Roma, voglio far vedere quello che è il mio valore. Per me è stata la risposta che volevo sentire, che mi sarei aspettato, perché in quel momento non aveva un grande mercato, non avremmo potuto cambiarlo con un giocatore del suo livello, la prima cosa era riuscire a recuperare questo giocatore".
La doppietta all'Austria Vienna di Dzeko?
"Io non gli ho dato una mano l’anno scorso, perché una volta l’ho sostituito mettendo Totti ed era il momento in cui lui non andava bene: la sua uscita con lo stadio che fischiava, l’entrata di Francesco con tutto lo stadio che applaudiva. Quello è stato un errore importante da parte mia, me ne sono reso conto. Quest’anno non l’ho più fatto, mi ero ripromesso che era una cosa che non dovevo più fare anche se poi mi può portare il risultato. Abbiamo alleggerito questo discorso qui, nel senso che non è più diventato un conflitto - o gioca Totti o gioca Dzeko - perché durante la preparazione quest’anno li ho fatti giocare spesso insieme e Totti ha fatto degli assist importanti per Dzeko. E poi quando li ho messi insieme contro la Sampdoria, che hanno ribaltato il risultato. Quello è stato un altro momento importante. Quando i giocatori, anche quelli un po’ più padroni della situazione - qui c’è ancora bisogno di avere un po’ di romanità nelle radici della squadra, noi abbiamo dei giocatori che hanno proprio questa qualità, questa caratteristica, questa forza di essere giocatori della Roma perché sono di Roma e sono tanti anni che giocano qui - quando uno come De Rossi gli ha concesso di battere il rigore contro il Sassuolo e lui ha fatto gol. Questi sono segnali. Poi quando, abbracciandolo, (De Rossi, ndr) si è lasciato andare a un’espressione che poteva anche non andar bene ma che voleva solo dire che Dzeko è forte e non va criticato e basta, quelli sono segnali forti. Che lui ha ricevuto come l'essere accettato dentro una grande squadra, una famiglia, un grande gruppo. Lui ha dato del suo e ha ricevuto anche qualcosa in cambio. Edin ha fatto quei progressi che doveva fare e ora con lui la situazione è a posto. Anzi, ora noi ci godiamo i vantaggi".
Quant'è importante per lei riavere in squadra Strootman, visti i problemi fisici che ha avuto?
"Strootman è un giocatore eccezionale, una persona bellissima sotto tutti gli aspetti. Basta vedere con che voglia e partecipazione emotiva si allena, che mette anche dentro il quotidiano, non solo nelle partite. È uno veramente degli uomini squadra che ti determina quello che è il ritmo, che si fa sempre trovare pronto la domenica: se sei pronto, vinci. Se non sei pronto, non lo sai quello che è il risultato. Con giocatori come Strootman sei sempre pronto, perché lavori nella maniera corretta. È una persona serissima, un campione che tutti vorrebbero avere nella propria squadra. Tu dici dove potrebbe stare Strootman? Barcellona, Bayern Monaco… ce lo butti dentro e Strootman è di quelli lì, vedi che è un giocatore che può giocare in quelle squadre. Per cui, hai detto tutto".
Il rapporto con Roma città?
"Il mio rapporto con Roma è bellissimo, perché non sbaglio mai strada: conosco solo quella per arrivare da casa mia a Trigoria. In effetti, qualche volta mi hanno portato a vedere la bellezza di Roma che, se la guardi nella maniera corretta, ti rimane dentro l’anima, perché è qualcosa di meraviglioso. Se poi conosci anche un po’ di storia di Roma e dei romani... Ma in effetti non faccio vita mondana, spesso vado a casa e torno a lavorare e basta. Purtroppo non conosco neanche molte strade di Roma, però è un rapporto intenso perché la Capitale ha visto crescere i miei figli e di conseguenza siamo legati affettivamente come famiglia a questa città".
E con i tifosi della Roma?
"I romani tifosi della Roma sono attaccatissimi, la Roma è la seconda pelle dei romani. Ti trasferiscono subito questo sentimento, di conseguenza diventa anche un po’ di tensione o di ansia perché sai quello che è il movimento che c’è dietro a questa squadra qui. Sei quasi costretto ad assorbire l’amore verso questa squadra e questi colori. E sei quello che lo deve tradurre dentro il campo e non tutti hanno lo spessore e la personalità per sopportare questo peso. Ma meno male che l’abbiamo da sopportare, meno male che c’è questa spinta alle spalle".
La Roma attuale è attrezzata per tornare a vincere?
"Secondo me ha delle possibilità di sbocco, di poter mandare un segnale forte. Vincere? Una vittoria non è solo alzare un titolo, una vittoria è anche quello che tu infondi verso tutti quelli che hai intorno come modo di lavorare, modo di pensiero, modo di determinare il proprio futuro. Il modo di partecipare al lavoro quotidiano deve essere una cosa seria. Il calcio è una cosa seria, non è come dicono tutti un divertimento o un gioco. Qui ci sono interessi forti, ci sono fuori delle persone che stanno male per quello che poi è il risultato finale di una squadra, che vivono con amore, passione, sentimento forte quello che è l’andamento della propria squadra. Per cui, non si può che essere professionisti al 100%. Poi i risultati è chiaro che possono dire diversamente da quella che è la volontà. I tifosi si dimenticheranno di alcuni risultati, ma non si dimenticheranno mai del comportamento della squadra, che è un’altra cosa, ben visibile, lì sotto gli occhi di tutti. Quello i tifosi della Roma lo sanno valutare, se noi avremo un buon comportamento; perché loro sanno di calcio, hanno visto calciatori forti. Hanno visto squadre giocare bene al calcio".
Com'è stata per ora l'Europa League della Roma?
"Non abbiamo fatto benissimo un paio di partite, soprattutto il pareggio in casa con l’Austria Vienna, quando avevamo la partita in pugno. Abbiamo messo tutto in discussione, perché dovevamo poi fare la partita di ritorno successivamente che abbiamo vinto. Ci ha dato la possibilità di essere in una posizione di privilegio, perché ora dipende esclusivamente da noi. Avendo la prossima gara con il Viktoria Plzeň in casa, siamo nelle condizioni di poter arrivare primi. Siamo stati bravi a ribaltare la gara di ritorno contro l’Austria Vienna. Questo sono squadre che sanno fare benissimo il loro lavoro e di conseguenza non è facile venire a capo di queste partite, riuscire a portare a casa risultati con facilità".
Vista da fuori dà l’idea di una competizione difficile, ci sono squadre forti (Manchester United, Inter, Nizza, ndr) che faticano...
"Vista da dentro è ancora peggio! Mentre da fuori poi c’è anche la valutazione - ma la Roma è forte, il Manchester United è forte, l’Inter è fortissima - poi ci sono anche gli avversari. Vai a giocare su determinati campi dove trovi squadre che proprio in base a quella che è la tua forza hanno reazioni ancora maggiori alle proprie qualità, vogliono confrontarsi ed è l’unica possibilità di confrontarsi che hanno con il calcio che conta e con le squadre che tutti poi evidenziamo come le più forti".
Quali qualità non devono mai mancare alla sua Roma?
"Abbiamo la necessità di mandare un messaggio ben chiaro ai nostri tifosi. Per fare questo io penso sia fondamentale avere carattere, quello che si dice sempre: Uomini deboli, destini deboli. Uomini forti, destini forti. Ci vuole gente di carattere, il coraggio di fare le giocate, la furia agonistica, la battaglia sportiva. Io penso che la mia squadre debba sempre lottare forte contro qualsiasi avversario ha davanti. Questo è un po’ il segnale che dobbiamo mandare ogni volta che scendiamo in campo".