Tirare a campare
La Roma continua a tirare più di tutti in Serie A e anche contro l’Inter è stata la squadra giallorossa a tentare più conclusioni. Risultato: zero gol per i capitolini, uno per gli ospiti. La mancanza di cinismo è solo uno dei tanti problemi della Roma. Sentendo Juric, sembra che vada tutto bene ma, scendendo un pochino in profondità, emergono problemi grandi come crateri.
I PROBLEMI DELLA ROMA – Dalla mancanza di freddezza sotto porta alla mancanza di un’alternativa a Dovbyk. Se l’ucraino non sta bene, puoi fare entrare solo Shomurodov, così come se l’ucraino, semplicemente, non è in serata o è stanco e vuoi trovare altre strade per arrivare in porta. L’unica possibilità è di rinunciare al classico centravanti e giocare con il falso nueve, ma è una strada tortuosa, nonostante l’abbondanza di giocatori di qualità sulla trequarti, in una rosa che può contare su Pellegrini, Dybala, Baldanzi e Soulé.
ESTERNI – Capitolo esterni: qui la situazione è davvero seria. Da una parte Celik e Abdulhamid (quest’ultimo improponibile a grandi livelli), dall’altra Angelino (spesso utilizzato da braccetto), Zalewski, Dahl ed El Shaarawy. Tra situazioni extra campo delicate, infortuni e calciatori non pronti, c’è un’ampia gamma di difficoltà che Juric deve affrontare.
ARIA DA FINE CICLO – Il contorno è ancora più sconfortante. È sconfortante vedere i calciatori effettivamente impegnarsi, è sconfortante vedere Svilar sinceramente deluso e dispiaciuto a fine gara, ma la sensazione è di un tirare a campare in attesa di tempi migliori. Juric che ripete che va tutto bene e che la squadra sta migliorando, la classifica che dice altro, le prestazioni che confermano quanto dice la classifica. Ad eccezione della gara contro l’Udinese, una sorta di elettroshock dopo l’esonero di De Rossi, e tolto il primo tempo con l’Athletic Club, la Roma ha praticamente sempre faticato. Con il Venezia ha vinto un po’ per caso, con il Monza ha pareggiato, con l’Inter ha perso. In mezzo, la vergognosa sconfitta contro l’Elfsborg. Uno scenario desolante, reso ancor più desolante da una sorta di rassegnazione, in cui ci si abitua al fatto che le cose debbano andare così e che andranno così. Un tirare a campare che, a ottobre, è pericolosissimo.