Baldini game over: dallo scudetto, alla pigrizia di Totti e alla presidenza "de facto"
Il 17 agosto p.v. (o al massimo il 31) sarà il giorno del definitivo closing, con il Friedkin Group che rileverà l’AS Roma. Una volta ufficializzato tale passaggio, il nuovo proprietario Dan Friedkin potrà finalmente delineare il quadro dirigenziale della società giallorossa, con la nomina del direttore sportivo come primo tassello, dando per scontata la permanenza di Fonseca come allenatore.
Con l’avvento del magnate texano, tra coloro che dovrebbero salutare c’è anche Franco Baldini, consulente esterno di Pallotta direttamente da Londra. Andiamo a ripercorrere l’avventura del dirigente toscano, soffermandoci soprattutto nella parentesi con la Roma americana.
L’INIZIO VINCENTE – Dopo un onorevole carriera da calciatore, passato soprattutto in Serie B ma con l'annata 1981/1982 trascorsa nella massima serie tra le fila del Bologna, Baldini diventa procuratore sportivo. Nel 1997, tra i calciatori sotto la sua procura, c'era un certo Paulo Sergio, uno degli attaccanti del "primo" Zeman nelle stagioni 1997/1998 e 1998/1999. Destino vuole che la sua avventura come dirigente sportivo cominci proprio nella Capitale. Nel 1998, infatti, il presidente giallorosso Franco Sensi lo ingaggia dapprima come consulente esterno, poi interno e, infine, come direttore sportivo. Ed è proprio lui a portare a Roma gente del calibro di Batistuta, Emerson e Samuel, “colonne” della formazione campione d’Italia nella stagione 2000/2001. Successivamente, da annoverare anche colpi come Chivu, Amantino Mancini e Mexes.
IL PRIMO ADDIO – Nel giugno 2004, dopo la decisione di Fabio Capello di lasciare Roma per approdare alla Juventus, entra in conflitto con lo stesso allenatore e con la famiglia Sensi, arrivando a rassegnare le dimissioni il 24 marzo 2005. Un addio, all'epoca, non accolto positivamente da una buona fetta della tifoseria giallorossa, che un anno prima aveva espresso pubblicamente la vicinanza al dirigente con uno striscione esposto a Modena il 19 aprile 2004, giorno della vittoria sugli emiliani per 1-0 con una punizione di Totti. Nel testo, infatti, s'invocava addirittura la presidenza dell'ex direttore sportivo: «Baldini presidente, questo vuole la romana gente». Un messaggio piuttosto chiaro che, come vedremo più avanti, riletto oggi fa un po' sorridere.
IL RITORNO – Dopo una lunga esperienza all’estero tra Spagna (Real Madrid), Inghilterra (Nazionale e Tottenham) e Francia (Marsiglia), il 19 ottobre 2011 diventa il nuovo direttore generale della Roma, confermando le indiscrezioni dei mesi precedenti che lo avrebbero voluto nell’organigramma societario della nuova presidenza DiBenedetto. Un arrivo accolto tra le polemiche dei tifosi a causa di un’intervista del diretto interessato in estate, dove parlò così dell’idolo Francesco Totti: «Totti ha davanti ancora 4-5 anni di carriera, se saprà guardare solo al calcio e non farsi carico di altro. Ma deve liberarsi della sua pigrizia e di chi usa il suo nome, anche a sua insaputa. Deve smettere di lasciar fare, più leggero sarà, più lontano andrà col pallone».
Tre settimane dopo, Baldini prova a correggere il tiro, senza però ritrattare quanto dichiarato: «Da tre settimane subisco gli insulti di tutti, non solo dei romani. Io però vorrei far capire che Roma e la Roma hanno un patrimonio a disposizione che è Francesco Totti, un campione di livello assoluto che non si discute. Ripeto, però, che la sua pigrizia nasce dal fatto che il suo nome e la sua bontà sono stati sfruttati in maniera incredibile e lui non ha fatto niente affinchè questo smettesse. Totti non può sempre essere il parafulmine di tutto, sia quando le cose vanno male che quando vanno bene. Esistono delle responsabilità e Totti si è fatto carico di troppe responsabilità in questi anni. Il suo nome è stato sfruttato da tutti».
Nella sua seconda parentesi romana, è il fautore dell’avvento di Luis Enrique in panchina, al debutto in una Prima Squadra dopo l’esperienza nella cantera del Barcellona. Una scelta non fortunata, che porterà all’eliminazione dai preliminari di Europa League per mano dello Slovan Bratislava già ad agosto e un settimo posto in campionato insufficiente per giocare in Europa nella stagione successiva. Al termine dell’annata, nonostante le rassicurazioni pubbliche da parte di Baldini, Luis Enrique rassegna le sue inderogabili dimissioni, sancendo così il fallimento della sua avventura romana (avrà modo poi ampiamente di rifarsi alla guida del Barcellona).
Nel 2012/2013 la situazione non migliora, anzi peggiora. Ingaggiato Zdenek Zeman (più per “accontentare” la piazza), il tecnico boemo sarà sollevato dall’incarico dopo il ko casalingo contro il Cagliari (2-4) del 1° febbraio 2013. Gli subentra il “traghettatore” Andreazzoli, che chiude sesto in campionato ma perde il derby in finale di Coppa Italia contro la Lazio. Pochi giorni dopo la disfatta, il 5 giugno 2013 risolve consensualmente il suo contratto con la Roma.
IL TERZO BALDINI – Nonostante le passate divergenze, il rapporto con la Roma è ancora abbastanza forte, tanto che Baldini il 3 luglio 2016 ne annuncia il (terzo) ritorno nel ruolo di consulente esterno, con residenza fissa a Londra. Passato inizialmente in sordina, con il passare del tempo la figura di Franco Baldini si è fatta sempre più “ingombrante”, tanto da essere paragonata, in un certo senso, a una sorta di presidenza “de facto”. Non è un mistero, infatti, che James Pallotta si sia spesso rivolto al suo consulente prima di prendere determinate decisioni (come l’esonero di Garcia per l’arrivo di Spalletti), delegandogli anche operazioni di mercato soprattutto riguardanti club di Premier League (Smalling e Mkhitaryan tra le ultime in ordine di tempo). Questo suo ruolo, tuttavia, ha portato a molte divergenze interne, culminate il 17 giugno 2019 con le dimissioni di Francesco Totti (di nuovo l’ex capitano chiamato in causa) da dirigente. Queste le sue parole su Baldini e Pallotta: «Baldini? Il rapporto con lui non c'è mai stato e mai ci sarà. Ci sono degli equivoci e dei problemi interni nella società, uno dei due doveva uscire e mi sono fatto da parte io. Ci sono troppe persone nella società che mettono bocca, ognuno dovrebbe fare il suo. Dire il tuo pensiero non serviva perché poi l'ultima parola era a Londra, era tempo perso. Pallotta? Mi ha tenuto qui e mi ha fatto conoscere tante cose, io non sputo sul piatto dove ho mangiato. Deve essere bravo a recuperare la fiducia della gente, spero che le persone che lo circondano gli diano consigli giusti».
In precedenza, poco prima del termine della stagione 2019/2020, anche l’allora tecnico Claudio Ranieri, intercettato da alcuni tifosi fuori Trigoria, in protesta dopo l’annuncio dell’addio di De Rossi, aveva lasciato intendere di non essere soddisfatto dell’operato della società: «Ma dove devo restare? Qui non resto. Non dovete prendervela con chi lavora a Trigoria. Qui decide tutto testa grigia a Londra (Baldini, ndr) e di chi sta in America. Non possiamo fare altro». Nella conferenza stampa prima dell’ultima gara contro il Parma, Ranieri rincara la dose: «Baldini “testa grigia”? Non mi sembra di aver utilizzato queste parole. Sicuramente quando i tifosi hanno chiesto spiegazioni sulla fine del rapporto tra De Rossi e la Roma, io ho detto che avevano deciso a Londra e in America. Decide il presidente e chi gli sta più vicino, ovvero chi sta in Inghilterra (Baldini, ndr)».
GAME OVER – Giochi finiti per Franco Baldini? Da quelle che sono le prime indiscrezioni circa la nuova proprietà Friedkin, per l’attuale consulente esterno non ci sarebbe posto nel nuovo organigramma societario. Dan Friedkin, infatti, dovrebbe confermare Guido Fienga, che attualmente sta gestendo questo periodo di transizione pre-closing, affidare a Baldissoni un ruolo inerente esclusivamente al nuovo stadio e circondarsi nel CdA di uomini di fiducia come Watts (uomo dei conti), Williamson (amministratore della NewCo a Londra) e Walker (direttore delle strategie). In attesa, ovviamente, di un nuovo direttore sportivo – priorità assoluta del nuovo corso – il futuro di Franco Baldini alla Roma sembra essere segnato.