Pastore: "Di Francesco mi obbligava a difendere troppo. Meglio con Fonseca, ma mi fermò l'infortunio. De Rossi sa gestire il gruppo, mi hanno parlato tutti bene di lui"

16.10.2024 15:58 di  Redazione Vocegiallorossa   vedi letture
Pastore: "Di Francesco mi obbligava a difendere troppo. Meglio con Fonseca, ma mi fermò l'infortunio. De Rossi sa gestire il gruppo, mi hanno parlato tutti bene di lui"
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© foto di Antonello Sammarco/Image Sport

L'ex centrocampista di Roma, Palermo e PSG Javier Pastore ha parlato a Flashscore Italia, ricordando anche gli anni vissuti in giallorosso.

Nel 2018, il ritorno in Italia. In una Roma orfana di Totti da un anno.
"Appena seppi della possibilità di far ritorno in Italia ero contentissimo. La Roma è tra le più grandi squadre d’Italia, e c’era tanta voglia di far bene".

Forse troppa? Come troppe erano le aspettative?
"Parlando personalmente, il primo anno non riuscii a trovare l’equilibrio con l’allenatore del momento (Eusebio Di Francesco ndr), che mi faceva giocare più in mezzo al campo come interno e obbligandomi a difendere troppo. Poi arrivò Paulo Fonseca e tutto cambiò in meglio per me dal punto di vista tattico, anche se poi mi fermò l’infortunio all’anca, che mi tenne fermo per un anno e mezzo. Il tutto in una squadra che aveva riposto tante aspettative su di me, un peccato".

Resta, però, nella testa dei tifosi giallorossi, il tuo primo gol all’Atalanta. E non un gol qualsiasi, bensì un colpo di tacco da campione.
"Anche quella fu una di quelle giocate che eseguii in modo naturale, senza sforzo. Così come fu una di quelle che poi rividi in video e mi resi conto di quanto la gente fosse estasiata allo stadio per quanto avevo fatto".

Alla Roma hai giocato con Daniele De Rossi, un altro totem del club capitolino.
"Ero sicuro che sarebbe diventato un allenatore, perché con me già lo era in campo. È una persona che vive di calcio e vuole conoscerne tanti aspetti. E sapevo anche che sarebbe andato a giocare in Argentina per tutte le domande che mi faceva sul nostro calcio, conosceva tutte le squadre e tutti i giocatori del campionato argentino, era incredibile". 

La sua avventura da tecnico dei giallorossi è però finita molto presto.
"Sono sicuro che nel futuro gli andrà molto bene, perché è una persona che sa tanto di calcio e sa coniugare i concetti antichi e moderni di questo sport. Ed è una persona che sa gestire il gruppo, mi hanno parlato tutti molto bene di lui".