Florenzi: "I videogiochi aiutano a far gruppo. Gli eSports sono una realtà tangibile: se ne stanno accorgendo anche gli sponsor"

03.05.2020 09:15 di  Gabriele Chiocchio  Twitter:    vedi letture
Florenzi: "I videogiochi aiutano a far gruppo. Gli eSports sono una realtà tangibile: se ne stanno accorgendo anche gli sponsor"
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© foto di Antonello Sammarco/Image Sport

Alessandro Florenzi, terzino della Roma in prestito al Valencia, ha rilasciato un'intervista a Sportweek, in cui ha parlato del suo rapporto con i videogiochi e della sua esperienza da investitore nel pro-gaming. Eccone uno stralcio.

Calcio e videogames, mille storie da ritiro. Che dici, per un giocatore la Play è nociva?
«No, fin quando la usi con giudizio. Se ci fai le 6 di mattina lo diventa, ma come ogni cosa. A Trigoria venivano a giocare da me Santon e Lorenzo Pellegrini, a volte ero stanco e dormivo: play, luci forti, voci, non mi fermava nulla. Per dire che a me non nuoce, anzi, aiuta a stare in gruppo».

Ecco, le famose partite in ritiro. Le vostre com’erano?
«A Call of Duty facevamo la squadra sempre noi tre e andavamo in battle royale, dalla camera soli contro il mondo. Per fortuna Trigoria ha una connessione clamorosa...».

Dì la verità: hai mai giocato una partita alla console il giorno prima di giocarla sul campo?
«Sì, certo, una volta poi ho pure segnato. Era un Roma-Samp, gol di testa...» (2-1 nel 2016, ndr).

C’è un compagno che non sei mai riuscito a battere?
«No, uno bravissimo però era Mirko Antonucci».

E il più malato di videogames?
«In senso buono, Santon».

Doveva partire la Serie A virtuale, è saltata pure quella. Ma credi nei campionati paralleli?
«Credo che ora il seguito del calcio vero possa dare molto di più al movimento virtuale che non viceversa. Però gli esports son ouna realtà emergente, tangibile, e gli sponsor ci investono molto proprio perché se ne stanno accorgendo. Io nella mia attività imprenditoriale lo vedo...».

Appunto, parliamone. Da un po’ di tempo tu e De Rossi siete diventati soci dei Mkers.
«Tra i migliori team italiani, e in Europa sta crescendo. E sono una realtà importante non solo per i profitti che contiamo di trarne, ma per il movimento che abbiamo visto nascere attorno».