Dossena: "I giocatori non sono limitati dall'operato della società. Il Napoli non perderà più punti in casa"
Intervenuto sulle frequenze di Teleradiostereo, Andrea Dossena, ex giocatore del Napoli dal 2010 al 2013, ha rilasciato le seguenti dichiarazioni sul big-match di sabato sera del San Paolo.
Che Napoli era il suo e quanto è cambiato ad oggi?
"Noi abbiamo messo le fondamenta, perché era una squadra che cominciò con noi ad andare in Champions, si iniziò a parlare di scudetto, una parola che non veniva nominata da 20 anni. Certo, con Sarri sono stati fatti tanti passi avanti: il tecnico toscano è il migliore al mondo dopo Guardiola, è grazie a lui che il Napoli ha colmato il gap con la Juventus. Non pensavo che il mister potesse fare questo, invece mi sono dovuto ricredere".
Il segreto quindi forse è stata proprio la scelta di Sarri?
"Secondo me nemmeno De Laurentiis poteva credere di aver preso un tecnico simile, con la stessa squadra di Benitez il Napoli con Sarri è cresciuto veramente tanto. Il gruppo è cementato tutto verso un unico obiettivo, forse l'unico neo di Sarri è la gestione degli uomini, perché spesso giocano sempre gli stessi, dovrebbe migliorare sul turnover. Anche con Mazzarri c'era una grande identità di gioco, però...".
Contano anche gli uomini...
"Vero, guardate con Hysaj: Sarri ha preso un giocatore utilissimo che conosce a memoria il suo calcio. Quando vedo il Napoli, spesso penso che avrei voluto partecipare a questa giostra. Già così il Napoli meriterebbe lo scudetto, anche perché sta mettendo in difficoltà una corazzata vincente come la Juve".
Lei è stato accostato spesso alla Roma...
"Sono stato vicino alla Roma due volte, prima di andare a Liverpool e quando dall'Inghilterra sono tornato in Italia per arrivare al Napoli: la seconda volta aspettavo la chiamata della Roma che non si è verificata, quindi quando mi chiamò il Napoli ho subito accettato. A Napoli e a Roma non c'è l'abitudine a vincere, lo sforzo deve essere massimo, uno sforzo collettivo al 200% per mettere dietro la Juventus. Oggi sicuramente a Napoli ci saranno grandi pressioni, perché ovviamente la gente sogna, ormai crede nell'impresa".
L'esperienza a Liverpool?
"L'atmosfera di Anfield non esiste, come la vivono loro non la vive nessuno. Forse si vive male fuori, ma dentro quell'impianto è bellissimo, vai a mille all'ora, tutto è perfetto".
I ritmi diversi tra Serie A e Premier sono diversi anche per gli stadi?
"Non pensiamo che in Inghilterra si corra di più, non è vero: c'è grande intensità solo perchè il campo è sempre perfetto e sempre bagnato, che rende il pallone più veloce. La prima cosa che si faceva in Inghilterra quando andava a vedere il campo era quello di controllare l'erba se fosse bagnata o meno. Io, però, non avere il terreno asciutto un po' mi penalizzava, mi piaceva poco".
La sfida di sabato come la vede: una partita già segnata per la Roma?
"Verrò sicuramente smentito, ma secondo me il Napoli al San Paolo non perderà più punti in casa. Certo, sabato arriverà una squadra ferita, la Roma ha iniziato il lavoro di Sarri di tre anni fa, con un allenatore che propone calcio, è un tecnico che va seguito, perché è un ottimo allenatore, la squadra è forte... Sabato, tuttavia, il Napoli farà sua la gara, anche se non sarà una passeggiata".
Vendere sempre può far venire meno la fame di vittoria nei giocatori?
"No! Io vado in campo e devo dare il massimo e muoio sul campo, noi abbiamo una brutta cultura, dove il tifoso contesta la propria squadra: l'esempio del Milan è lampante, che con gli stessi giocatori di Montella sta facendo bene con Gattuso. Kessie ad esempio aveva un problema fisico, un contrattempo che adesso ha superato ritrovando certezze. Ma non è vero che il giocatore possa essere limitato dall'operato della società, non è vero assolutamente!".