Il solito deludente scontro diretto

Negli ultimi anni alla Roma è spesso mancato qualcosa negli scontri diretti, e quel qualcosa è stato spesso il coraggio: tante volte le partite contro gli avversari di alta classifica sono state impostate con fin troppa riverenza, che faceva sì che il copione fosse un po’ sempre lo stesso, con l’avversario di turno facilitato nell’esprimere quelle che sono le sue qualità e, quasi di diretta conseguenza, dominante nell’incontro.
Anche questa sera contro la Juventus, la Roma è stata fin troppo rispettosa del suo avversario: la scelta di Celik per sopperire all'assenza di Saelemaekers, col turco sostituito da Hummels nel trio di difesa, ha fatto perdere più di un cardine principale del sistema che aveva permesso alla squadra di Ranieri di inanellare la sua serie positiva. E, al di là di chi occupasse quale casella, la squadra del primo tempo, soprattutto nei primi minuti, ha abbassato troppo il suo baricentro, permettendo alla Juve di sfogarsi dove è più forte, vale a dire sugli esterni. La rete di Locatelli è arrivata in realtà quando l’equilibrio era leggermente cambiato, ma l’andazzo generale era quello dei soliti scontri diretti, in cui forse si sarebbe colpito per caso, non certo per aver provato a fare propria la partita con le armi a disposizione. Il cambio di modulo di inizio secondo tempo, con le due punte a dare più fastidio ai tre centrali, ha senz’altro evidenziato un cambio di atteggiamento, premiato immediatamente dal pareggio di Shomurodov, ma poco dopo Ranieri ha cambiato nuovamente richiudendo il fortino e tornando ai tre dietro, con a quel punto due centrocampisti muscolari come Gourna-Douath e Koné a preservare un bilanciamento che poteva essere diverso, visto che si giocava in casa contro un avversario comunque ancora convalescente dopo il cambio di allenatore.
La somma di tutto questo fa un pareggio che è senz’altro meglio, per fare degli esempi, delle sconfitte di Milano in Coppa Italia e di Bilbao, e che vale grosso modo il pari di San Siro in campionato e quello col Napoli. Tutti risultati diversi dalla vittoria che in questo tipo di partite continua a faticare tantissimo ad arrivare, proprio (seppur non soltanto) perché la Roma affronta questi impegni con un coraggio e un’intraprendenza evidentemente insufficienti ad assolvere il compito, oltre che con una qualità che in realtà non è stata eccelsa neanche nelle precedenti gare con avversari di minore statura. Un punto utile a tenere viva l’imbattibilità e a poco altro: si sapeva che il “nuovo” calendario avrebbe cambiato le cose rispetto a quello vecchio e che la Roma sarebbe dovuta cambiare rispetto a quella del passato. Per ora, non è accaduto.
Testata giornalistica Aut.Trib. Arezzo n. 20/2010 del 11/11/2010
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