Un passo indietro per una squadra ancora in cerca della propria identità
La storia è sempre la stessa: appena c'è da lottare, la Roma sparisce dal campo. Contro il Como, i giallorossi perdono 2-0, facendo un enorme passo indietro rispetto a quanto mostrato contro Lecce e Braga. Vogliamo partire dalle attenuanti? Ci sono, ovviamente, perché Ranieri perde Hummels (febbre) e Mancini, non al meglio, parte dalla panchina. Out anche Paredes e Cristante in mezzo al campo, e si vede lontano un miglio che Koné avrebbe bisogno di riposo. Gli alibi terminano qui (volendo, si può includere il tocco di mano di Kempf, non punito con il penalty).
Nel primo tempo, però, la Roma – una squadra che Ranieri continua a schierare con un tridente molto dinamico e tecnico – gioca una gara discreta. Almeno finché il Como non capisce che i giallorossi sono quelli di sempre, specie quando giocano lontano dall'Olimpico, e inizia ad alzare il livello agonistico.
Il secondo tempo è un monologo dei padroni di casa e, quando Dybala – dopo che Svilar aveva tenuto in partita la Roma – sbaglia un gol facile, si capisce che sarà solo questione di minuti. L'1-2 che consegna i tre punti a Fabregas, però, arriva soltanto nei minuti di recupero.
Eppure Ranieri ha provato a cambiare qualcosa, ma è stato inutile, anzi, controproducente. Dovbyk, Pisilli, Pellegrini, Mancini, Soulé: leggendo i nomi, il mister ha schierato giocatori di punta della rosa, ma niente. Dovbyk è come se non fosse mai entrato, mentre Pisilli e Pellegrini incidono negativamente sui gol del Como.
Tre sconfitte e una vittoria: questo lo score della Roma di Ranieri, che si ritrova nuovamente invischiata nella lotta salvezza. La Roma, però, non sembra iscritta a questa battaglia, almeno sulla carta: la qualità della rosa e il campionato ancora lungo lasciano pensare che i giallorossi riusciranno a risollevarsi. Ma dicembre è appena a metà...