Scacco Matto - Roma-Shakhtar Donetsk 1-0: un lampo di qualità e tanta determinazione per compiere l'impresa
Alla Roma riesce l'impresa: un gol di Edin Dzeko elimina lo Shakhtar Donetsk e proietta la Roma ai quarti di finale di Champions League per la quarta volta nella sua storia.
LE SCELTE - Per il grande appuntamento, Di Francesco manda in campo il suo once de gala: davanti ad Alisson agiscono Alessandro Florenzi, Kostas Manolas, Federico Fazio e Aleksandar Kolarov; Daniele De Rossi è il mediano, insieme a Radja Nainggolan e Kevin Strootman; Edin Dzeko è il centravanti, con Cengiz Ünder e Diego Perotti. Migliore formazione possibile anche per Paulo Fonseca, che manda in campo Marlos, Taison e Bernard alle spalle di Facundo Ferreyra nel suo 4-2-3-1.
GIRI A VUOTO - La Roma inizia forte, poi viene sopraffatta dalla tecnica dello Shakhtar, a cui basta raddoppiare (almeno) su Perotti per abbattere il tasso di qualità dei padroni di casa. Gli ospiti, invece, di qualità ne hanno in tanti elementi e il loro palleggio basso, fluidificato dalle discese di Taras Stepanenko, che aumenta in numero la linea da 4 a 5 elementi, non viene pressato a dovere dai giallorossi, che spesso aggrediscono in modo individuale e indisciplinato. La fascia sinistra, nei primi 15 minuti, è terra di conquista dello Shakhtar, che più volte arriva sul fondo sfruttando il non perfetto lavoro difensivo di Nainggolan e Ünder. La fascia sinistra è anche il settore meno problematico in fase offensiva per la Roma, che si affida alle sovrapposizioni di Kolarov per sfondare, ma che crea meno di quanto potrebbe per errori tecnici dovuti alla fretta, con palloni persi ingenuamente.
MIGLIORI A METÀ - La seconda parte della prima frazione vede una Roma in crescendo, più coraggiosa nel pressing, seppur ancora non perfetta. Il giropalla basso dello Shakhtar finisce spesso con un lancio di Andriy Pyatov, che ha nel terzino destro Bohdan Butko il suo riferimento: se il portiere non trova il compagno, però, permette alla Roma di riconquistare il pallone nella metà campo opposta; i giallorossi, tuttavia, continuano a fare fatica a convertire in azioni pericolose questi palloni riconquistati, non riuscendo a passare al centro e non trovando destinatari per i cross dalle fasce.
UNO VALE TUTTO - La prima cosa qualitativa della partita sblocca il match: una perfetta verticalizzazione di Strootman manda in porta Džeko in posizione regolare sull’errore in salita di Butko, il bosniaco non sbaglia e sblocca il match. Il gol lo galvanizza e il 9 comincia a farsi trovare in giro per il campo per tenere palla: un apporto fondamentale il suo, perché lo Shakhtar ricomincia a premere e serve tenere più in alto il pallone.
BUONA SOLO L’IDEA - Per farlo Di Francesco richiama Cengiz e inserisce Gérson, per far numero a centrocampo, avere due piedi migliori per palleggiare e soprattutto per coprire Florenzi, già ammonito. Il brasiliano però fatica a rispettare le consegne e da quella parte lo Shakhtar riesce a manovrare, prendendo in mano la partita.
SHAKHTAR COME LA PEGGIORE ROMA - Paulo Fonseca accentua il possesso palla dei suoi mandando in campo Alan Patrick per Tarak Stepanenko: il numero 21 è sempre il primo a ricevere palla e a portarla in conduzione, un po’ come fa Perotti nei momenti di difficoltà della Roma. L’uscita principale della Roma è sempre Džeko che perde rapidamente energie, ma non molla prima di causare l’espulsione di Ivan Ordets, che lascia i suoi in 10. Inferiorità numerica che però non si sente: Fonseca manda dentro lo stesso Dentinho per Marlos, spostando Fred al centro della difesa e passando al 4-1-4, vale a dire un 4-2-4 orfano del giocatore espulso, una scelta simile a quelle fatte da Di Francesco nelle peggiori gare di questo periodo. L’assalto finale è temuto dai giallorossi, che commettono qualche errore di concentrazione (a recupero già iniziato Florenzi fa passare il suo avversario sulla fascia e gli fa guadagnare il fondo, nonostante il raddoppio), ma improduttivo: Alisson non si sporca i guanti e Di Francesco chiude richiamando Džeko e inserendo Stephan El Shaarawy. L’impresa si compie, con meno qualità del richiesto, ma tanta determinazione.