La prova di maturità del pubblico giallorosso
Quando si parla di piazza difficile, nel mondo del calcio, uno dei primi nomi a uscire fuori è quello di Roma. Pubblico esigente, spesso volubile, pronto a passare in un istante dall'esaltazione per i primi risultati positivi, allo sconforto qualora le cose iniziassero ad andare male. Questa corrente di pensiero, evidenziata anche dagli stessi giocatori, i quali possono passare dal fenomeno al brocco nello spazio di poche partite, sembra essere stata però modificata nel corso di questi ultimi due anni dal tifo romanista, che anche nei momenti difficili della gestione Garcia, attraversati in questa seconda stagione del tecnico francese, ha dato prova di grande maturità, continuando a sostenere la squadra dopo le pesanti sconfitte con il Bayern Monaco (1-7) e con il Manchester City.
Contro i tedeschi, rievocando un'altra famosa sconfitta, quella del 1985 proprio contro la squadra bavarese, gli ultimi venti minuti sono stati totalmente riempiti da un poderoso "Che sarà sarà, ovunque ti seguirem, ovunque ti sosterrem, che sarà sarà", a dimostrazione di una maggiore consapevolezza nei mezzi di una squadra che può ambire ai traguardi prefissati a inizio stagione.
Mister Garcia è pienamente consapevole dell'apporto che la Curva Sud può regalare ai propri calciatori, il cosiddetto dodicesimo uomo in campo in grado di concedere energie supplementari quando un incontro magari tarda a sbloccarsi, e spesso e volentieri è stato proprio lui in prima persona a chiamare all'appello i tifosi, come successo nella gara con il Chievo Verona dello scorso 18 ottobre, vinta per 3-0 dopo la sconfitta rimediata nel turno precedente contro la Juventus: "I tifosi devono dare del loro meglio perché per vincere lo scudetto dobbiamo battere il Chievo", le parole dell'allenatore transalpino, il quale sa che per raggiungere quel sogno chiamato tricolore ha bisogno sia delle prestazioni delle proprie stelle in campo, che del tifo incessante dei sostenitori giallorossi sugli spalti.