Che fine ha fatto - Antunes
Passato a Roma da giovanissimo, il portoghese non ha lasciato il segno chiuso da giocatori con ben maggior esperienza e doti tecniche. Nel corso della sua carriera ha comunque saputo rivalutarsi e crescere costantemente. Oggi, a 33 anni, ha probabilmente l’ultima grande chance della vita per poter arricchire il suo palmares. Stiamo parlando di Vitorino Antunes, protagonista odierno di Che fine ha fatto.
Calcisticamente cresciuto nel Freamunde, grazie al quale esordisce nel calcio professionistico nel 2004 a 17 anni (44 presenze in due anni nella seconda divisione portoghese), Antunes passa al Paços de Ferreira nel 2006. Non paga lo scotto del salto di categoria, e anzi dimostra di essere probabilmente uno dei giovani più interessanti del Portogallo. Nella sua prima stagione nella massima serie lusitana segna 3 gol da terzino sinistro in 22 presenze, le quali gli bastano per attirare su di sé le attenzioni della Roma. Fa in tempo a giocare le prime due partite della nuova stagione in Portogallo, prima di trasferirsi nella Capitale ad agosto. I giallorossi lo prelevano in prestito.
Il suo esordio assoluto avviene 12 dicembre nella sfida interna di Champions League pareggiata per 1-1 contro il Manchester United. Sul suo esordio con i Red Devils ha ammesso: “Giocai dal primo minuto e non venni sostituito. Ebbi un buon impatto sulla gara, andammo sotto nel punteggio, ma poi la riprendemmo anche se il risultato contava fino ad un certo punto. Ma quella partita mi servì per farmi capire che potevo giocare a buon livello. Tanto che l’anno dopo andai prestito a Lecce e iniziai molto bene, ma poi ci furono altri problemi. Non prettamente calcistici…”. Esordisce anche in Coppa Italia, contro il Torino, e solo alla fine, il 20 gennaio 2008, in Serie A. Ad aprile la Roma lo riscatta dal Paços per 1,2 milioni di euro facendogli firmare un contratto quinquennale. Con 9 presenze alle spalle e una Coppa Italia conquistata di diritto anche grazie ai suoi 3 gettoni, si può dire terminata l’esperienza romana di Antunes. Il contratto firmato fino al 2013, però, pesa come un macigno e verrà rispettato quasi fino all’ultimo. Infatti, nelle successive stagioni il terzino portoghese viene spedito in prestito in diverse squadre: 2008/09 al Lecce (10 presenze); dopo sei mesi a Roma passo al Leixões per tutto l’anno solare 2010 (12 presenze); poi 6 mesi al Livorno (6 partite) e altri 6 mesi a Roma in cui non vede mai il campo; infine nel gennaio del 2012 ancora in prestito per 6 mesi al Panionios (10 presenze e un gol). È nel 2012 che il suo rapporto con la Roma si chiude definitivamente, quando il Paços de Ferreira lo riporta a casa.
In occasione di un Roma-Porto di Champions League, Antunes è stato intervistato nel consueto Match Program preparato dalla Roma. Da lì sono emerse diverse curiosità riguardo la sua avventura in giallorosso: “Se sapevo di essere l’unico giocatore portoghese della Roma ad aver giocato in Champions? Non lo sapevo, sinceramente. Ma mi fa piacere, mi fa molto piacere. A Roma ci ho lasciato un pezzo di cuore. Torno spesso nella Capitale, ho tanti amici. È lì che la mia carriera è partita, una volta lasciato il Portogallo. E pensare che avrei potuto vestire un’altra maglia prima di firmare per la Roma. Quella bianconera, della Juventus. Avevo già firmato un precontratto con loro, ma nell’accordo rientrava che io sarei dovuto andare a giocare a Vicenza un anno per farmi le ossa. Poi verso la fine di agosto arriva una chiamata al mio procuratore e lui mi propone di partire per Roma. Lì non ci ho pensato un attimo, dalla prospettiva di finire al Vicenza, mi ritrovai in una squadra che faceva la Champions League”.
Alla Roma ha avuto modo di giocare e venire in contatto con molte figure di spicco del calcio italiano: “Era la mia paura iniziale più grande, quella di entrare in uno spogliatoio formato da tante personalità importanti. Ma l’impatto fu più semplice di quello che pensavo. I ragazzi mi fecero sentire uno di loro, accogliendomi nel gruppo da subito. Francesco era un grande capitano e una persona splendida, così come Daniele. Ma devo ringraziare anche Panucci. Pure lui mi ha dato tanto sul piano personale. Per non parlare di Spalletti. Gli sono grato. Mi ha insegnato molto a livello tattico e tecnico. Io pensavo già di avere una buona predisposizione a difendere, ma una volta arrivato in Italia ho capito che non bastava. Che c’era da lavorare tanto. E il mister mi fece lavorare in allenamento curando ogni dettaglio. Mi prendeva da parte e mi spiegava i movimenti corretti. Cose, concetti, che poi mi sono ritrovato nel proseguo di carriera”.
Tra le fila dei portoghesi del Paços de Ferreira vive di nuovo una buona stagione dopo tanti anni di buio, firmando tre reti in 18 apparizioni fine a gennaio. Qui la sua carriera prende una piega positiva. A metà stagione infatti viene acquistato dal Malaga, nel momento in cui un ricco investitore arabo vuole fare del club spagnolo una superpotenza. Ottiene ottimi numeri e nel triennio in Spagna conquista 69 presenze e 3 reti. Il primo febbraio 2015 viene acquistato dalla Dinamo Kiev per circa 7 milioni di euro, firmando un contratto di quattro anni e mezzo.
In Ucraina continua il suo buon momento di forma, e vive il triennio più felice e vincente della sua vita. Gioca costantemente in Europa League, in cui trova 11 presenze e anche la prima (e tutt’ora unica) gioia personale. In totale gioca 65 volte, firma 5 reti e vince tanto: per l’esattezza due volte il Campionato ucraino, una volta la Coppa d’Ucraina e una volta la Supercoppa Ucraina. Chiusa la sua avventura nell’est Europa torna nella penisola iberica, firmando con gli spagnoli del Getafe. “Sì, forse è il campionato migliore per le mie caratteristiche di esterno basso di spinta - ha affermato -. Mi trovai molto bene nel Malaga nel 2012-2013, dove arrivammo fino ai quarti di finale di Champions, ora sono a mio agio nel Getafe. Gioco con regolarità e sono soddisfatto”.
Resta nella piccola cittadina alle porte di Madrid per 3 stagioni, confermando i numeri mantenuti nelle precedenti avventure: 63 presenze e una rete messa a segno. Qui, dopo una partita contro l’Ajax, si è reso protagonista di un dibattito social con una calciatrice che accusava il Getafe di non giocare a calcio, vista la mentalità chiusa e difensivista della squadra. La risposta di Antunes non si è fatta attendere: "Col calcio femminile in crescita e come professionista che sei cercando di essere rispettata dovresti imparare a commentare in modo rispettoso! Il calcio è molto più che toccar palla. È un gioco di strategia e ognuno gioca con le sue armi".
Ad agosto ha firmato con lo Sporting Lisbona, uno dei club più importanti del Portogallo. Un onore e una responsabilità per ogni calciatore portoghese, in particolar modo per Antunes che a ormai 33 anni è consapevole di non avere molte altre chance per fare qualcosa di importante nel mondo del calcio.