Che fine ha fatto - Michael Konsel: "I tifosi mi hanno aiutato tanto ad ambientarmi, per un portiere è fondamentale la testa"
È l’estate del 1997. La Roma accoglie sulla propria panchina Zdenek Zeman, reduce da due ottime stagioni alla Lazio e una terza culminata con l’esonero. I giallorossi vengono da una stagione complessa, col fallimento di Carlos Bianchi, la reggenza di Liedholm e un deludente dodicesimo posto. Con l’arrivo del boemo tornano anche entusiasmo e nuove speranze sulla sponda giallorossa della Capitale e la rosa viene rinforzata con alcuni arrivi dal mercato. Tra questi c’è il nuovo portiere, la leggenda austriaca Michael Konsel, che in patria con la maglia del Rapid Vienna ha vinto tre campionati, tre Coppe d’Austria tre Supercoppe d’Austria.
L’ARRIVO E LA LOTTA - Ai nostri microfoni, il portiere ha ripercorso i suoi anni in giallorosso: “Sono venuto perché Roma è sempre stata una squadra dove avrei voluto giocare fuori dall’Austria. Volevo giocare all’Olimpico, per una tifoseria con una enorme tradizione. Sono arrivato per essere il titolare”.
Nell’estate del 1997 a Roma giunge però anche un altro portiere, Antonio Chimenti. I giallorossi lo acquistano dopo dei buoni anni alla Salernitana in Serie B, regalandogli la prima esperienza nella massima serie. Nonostante la minore esperienza, inizialmente se la gioca alla pari con Konsel per un posto da titolare. Per l’austriaco, alla prima esperienza lontano da casa, c’è subito dunque una prima difficoltà da affrontare: “L’inizio è stato il momento più difficile. Io sono venuto per fare il numero uno, avevo giocato in Nazionale, in Europa, ero titolare al Rapid e in Austria ero diventato un nome importante. Quando sono venuto non era sicuro che fossi il titolare, nessuno mi conosceva ancora e quindi ho dovuto cominciare da zero. Il mio essere famoso in Austria non contava. Ho lottato con Chimenti per il ruolo da titolare, questa competizione è stata una novità per me. In pochi giorni comunque ho realizzato cosa mi aspettasse, mi sono detto che o sarei tornato in Austria o avrei lottato per una bellissima carriera in Italia e ho deciso di rimanere e di battermi per essere il numero uno della Roma. Dopo poche settimane tutto è cambiato e ho amato tantissimo ogni cosa. Il gruppo era fantastico, fatto di buonissimi giocatori come Cafù, Aldair, il giovane Totti. Con loro sono cresciuto, già dopo poche settimane”.
Konsel si guadagna subito la maglia da titolare tra i pali e la onora a suon di ottime prestazioni. L’austriaco è il portiere perfetto per il gioco offensivo di Zdenek Zeman. È un estremo difensore offensivo, precursore della tendenza di giocare molto coi piedi che verrà anni dopo, consacrata dalla figura di Manuel Neuer: “Credo di essere stato un portiere completo nelle uscite e di aver giocato in modo moderno, in modo molto diverso rispetto a come si giocava a quel tempo. Adesso il ruolo del portiere è cambiato, l’estremo difensore deve essere anche bravo coi piedi, ma quando giocavo io lo facevo “alla Neuer” e nessuno lo faceva. Per il modo di giocare di Zeman era fondamentale questa mia attitudine. Eravamo molto offensivi, stavano sempre tutti davanti. A me piaceva molto giocare così tra l’altro, anche per questo i due anni a Roma sono stati molto belli”.
La competizione con Chimenti, vissuta inizialmente come un ostacolo, ha finito per essere forse il segreto dell’affermazione di Konsel alla Roma: “La mia forza era la testa. Quando ho giocato partite in Nazionale, in Europa, contro giocatori fortissimi, ho giocato le migliori partite della mia carriera. Per un portiere è fondamentale la testa e quando si alzava la pressione riuscivo a reggerla bene”. Insomma Konsel non si tira indietro davanti a nulla e quel dover dimostrare di valere una maglia da titolare lo carica, con risultati importanti.
I DUE ANNI GIALLOROSSI - In totale Michael Konsel gioca due anni alla Roma. Nella prima stagione raccoglie 37 presenze tra campionato e coppa, distinguendosi come uno dei migliori portieri del campionato: “Della mia prima stagione a Roma ricordo tantissime belle cose. Ho trovato subito un gruppo eccezionale, Zeman ha costruito una squadra molto moderna, giocavamo un calcio offensivo. Per me era il calcio ideale, io giocavo molto alto, quasi come un libero e mi piaceva tantissimo giocare così. Io volevo dimostrare di avere sicurezza tra i pali, poi dopo poche settimane i tifosi già mi acclamavano e questa cosa mi ha aiutato molto ad ambientarmi in Italia”.
Nella seconda stagione a Roma però la sfortuna, sotto forma di un problema al tendine d'Achille, si abbatte sul portiere austriaco: “Al secondo anno ci sono stati un po’ di problemi con l’infortunio al tendine d’Achille, ma li ho superati presto e sono tornato a giocare dopo qualche mese. Anche la seconda stagione è stata molto buona”. Sono solo 11 le presenze di Konsel nel suo secondo anno a Roma. Dopo l’infortunio a inizio stagione torna a gennaio, ma Zeman lo alterna a Chimenti. Con l’esonero del boemo a fine stagione termina anche l’esperienza alla Roma di Konsel, che passa al Venezia per giocare l’ultimo campionato della sua carriera.
KONSEL E LA ROMA - Due anni sono bastati per creare un saldo legame tra i tifosi della Roma e il portiere austriaco. La Curva Sud ha da subito offerto il proprio sostegno a Konsel, che ha ricambiato garantendo prestazioni di altissimo livello: “I tifosi mi hanno fatto crescere, quando loro mi intonavano i cori mi caricavo. Ho amato tantissimo quest’atmosfera, mi ha ricordato anche il mio paese, quando giocavo al Rapid. A me piaceva tanto il loro affetto. Io sopportavo bene la pressione e tutto l’amore dei tifosi mi caricava, non mi faceva accusare la pressione. Sicuramente mancava la privacy, ma se volevo stare solo tornavo in Austria o andavo al mare. Con i tifosi non ho mai avuto un’esperienza negativa”.
Nei due anni a Roma, come detto, sono tantissime le partite da ricordate di Konsel, tanto che nemmeno lui riesce a sceglierne una in particolare: “Innanzitutto ricordo in modo nitido tutti i derby, sono partite diverse a Roma, con una carica speciale. Poi le partite contro Ronaldo, quando ho parato il rigore a Batistuta. Sono episodi indimenticabili. Nei match con la Juventus c’era sempre una rivalità con Peruzzi, eravamo i due migliori portieri della Serie A e quindi c’era questa competizione. La Serie A era un campionato fortissimo, c’erano giocatori fortissimi ed era bellissimo lottare con questi fenomeni”.
Proprio nel primo confronto con Peruzzi scatta quell’amore tra la Roma e Konsel, con i giallorossi che all’Olimpico, alla seconda di campionato, pareggiano 0-0 contro la Juventus che a fine anno si laureerà campione d’Italia, tenendo il punteggio bloccato proprio grazie agli interventi straordinari dell’austriaco. Un feeling che in due anni poi non si è mai allenato, anzi progressivamente si è rinforzato, a testimonianza di come spesso si possa entrare nella storia di un club e nel cuore di una tifoseria in brevissimo tempo e restarci poi per sempre.