Gandini: "Ci si lamentava di Pallotta, ma non era un presidente assente. Conosco poco i Friedkin"

Gandini: "Ci si lamentava di Pallotta, ma non era un presidente assente. Conosco poco i Friedkin"Vocegiallorossa.it
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
Oggi alle 11:08Interviste
di Redazione VG

Umberto Gandini, ex AD della Roma, è stato intervistato da Radio Romanista. Ecco uno stralcio delle sue parole:

La Roma aveva una società molto diversa da quella del Milan, com’è stato questo cambiamento? 
“Le differenze sono state tantissime. Pensare che io sarei potuto essere considerato un amministratore delegato in quei tempi al Milan era fantascienza. Alla Roma sono invece riuscito a fare ciò che non avrei potuto fare in un altro contesto. È stato un percorso in cui siamo riusciti a trovare un linguaggio, lavorando molto anche per dare informazioni a Pallotta e ai rappresentati di tutti gli investitori”. 

Perché ha detto di non essere riuscito fino in fondo a realizzare il suo obiettivo?
“È stata sicuramente una tappa felice quel biennio a Roma, abbiamo pensato in maniera globale in quel periodo, cercando di pensare un po’ di più anche come una grande società a livello internazionale. Io volevo pensarla proprio come una società grande che doveva sedere alla pari di squadre come Barcellona o Real Madrid. Perché aveva e ha lo status di questo tipo, non siamo riusciti a portarlo fino in fondo. Ho fatto delle cose che non sono state riconosciute dalla società e che hanno quindi portato a chiudere in anticipo con la Roma”. 

Perché il Totti dirigente non ha funzionato? Era qualcosa di “forzato”? 
“In queste cose c’è sempre un po’ un concorso di colpa, credo che per Francesco sia stato molto difficile staccarsi dal quotidiano. Lui si sentiva ancora parte dello spogliatoio, nel periodo in cui ero lì io gli dissi che il mio ufficio era aperto quando voleva per parlare. Però lui non accettava il fatto di dover intraprendere una nuova carriera, il fatto di non sentirsi realizzato e di non avere responsabilità che lui domandava continuamente lo hanno portato a una decisione traumatica dal suo punto di vista. Probabilmente per Francesco sarebbe stato meglio un distacco più netto per poi ripresentarsi una volta smaltito il trauma della fine della carriera da calciatore”. 

Che idea si è fatto della nuova proprietà? È molto silente a Roma si dibatte questo.
“Si lamentavano anche di Pallotta che non era presente, ma non era un presidente assente. Il suo quotidiano era la Roma, le sue relazioni con la dirigenza con cui parlavo tutti i giorni erano molto forti quindi lui si informava, sapeva tutto. La presenza fisica non era poi così necessaria, vi garantisco che però era presente. I Friedkin li conosco poco, non abbiamo mai approfondito l’argomento Roma. Sono una proprietà diversa, l’investimento che hanno fatto nell’Everton dimostra che hanno una visione molto ampia rispetto a quella di altre proprietà. Sicuramente hanno fatto degli errori, alcune scelte azzardate come dare la squadra a Ranieri. Ci voleva molto coraggio a farla quindi chapeau per la scelta, così come il colpo di teatro che ci fu quando portarono Mourinho. Ecco lì l’errore è stato di lasciare troppo campo a José, di non affiancargli una vera e propria dirigenza. Ma quello che secondo me è mancato è stato il fatto di avere una società forte, ma ammetto che ora con Ranieri si nota molto meno”. 

Come si può attuare il ruolo di consigliere come Ranieri? 
“Beh io ho vissuto Baldini che aveva un ruolo molto simile, aveva un rapporto con Pallotta non con la Roma. Un modo per gestire le relazioni, le capacità, le esperienze. Ora non ho idea di quale tipo di relazione ci sarà una volta che Ranieri smetterà di allenare, chiaramente molto dipenderà da quanto i suoi consigli verranno ascoltati, i valori e la mentalità che ha portato alla Roma di oggi”. 

Secondo lei la Roma raggiungerà almeno l’Europa League? 
“Lo auguro di gran cuore, non ho la palla di cristallo ma sicuramente sono in corsa. Peccato che siano usciti contro l’Athletic ma ora possono continuare la strada con una partita a settimana. Ci sono tante squadre e tanta concorrenza ma ogni domenica ormai c’è una sorpresa, quindi auguro a Ranieri di raccogliere i frutti di una stagione che lui ha sicuramente realizzato”.