La prima prova italiana di Florent Ghisolfi
L’arrivo in Italia di un dirigente estero finisce sempre per destare, inevitabilmente, qualche perplessità. L’idea che quello della Serie A sia un sistema chiuso e incomprensibile a chi viene da fuori non si schioda mai dalle teste di tifosi e commentatori, finendo per far sì che un grosso asterisco venga sistematicamente messo vicino al nome dello straniero di turno, che “deve capire come funzionano certe cose”, come se la scaltrezza e l’intuito non fossero qualità universali, reperibili (o meno) ovunque.
Così è stato anche per Florent Ghisolfi, non certo una delle star del mercato prima che arrivasse a Roma (non necessariamente un male, anzi) e figura rimasta misteriosa per diverse settimane, prima della sua prima apparizione fisica davanti ai giornalisti presenti all’aeroporto di Fiumicino, in attesa dello sbarco del suo primo grande colpo, Enzo Le Fée. Il centrocampista è arrivato dal Rennes e logica vuole che sia stato pagato anche un pelo più del dovuto, visto che arrivò nella sua ormai vecchia squadra per 20 milioni e, dopo una stagione non brillante, si è spostato nuovamente per 23. Il responsabile dell’area tecnica giallorossa, evidentemente, crede molto nel connazionale e per questo ha accettato di stare alle condizioni di Massara; non a quelle “imposte” da Giuntoli, invece, per Matias Soulé, in una sfida ben più difficile rispetto a quella condotta con l’ex DS giallorosso.
Un braccio di ferro di mercato con la Juventus non significa solamente provare a prendere un calciatore, ma anche doversela vedere con giochini vari messi in atto da chi ha importanti armi mediatiche a disposizione per deviare l’andamento della trattativa. Le sbandierate, ma mai effettive, offerte di Leicester, che ha subito mollato, e West Ham, che in realtà sta cercando Crysencio Summerville e non l’argentino, e addirittura le minacce di retrocessione del calciatore nell’Under 23 - impossibile, avendo Soulé già giocato 51 volte in Serie A - dovevano essere l’arma per costringere Ghisolfi, sempre più stretto nella morsa di un ambiente impaziente di vedere volti nuovi sul campo insieme a De Rossi, a cedere e avvicinarsi ai famosi 35 e più milioni di richiesta iniziale bianconera.
Il dirigente della Roma ha saputo invece mantenere il sangue freddo, forte dell’accordo col giocatore (e quante volte era successo a parti inverse?) e consapevole della necessità della Juventus di monetizzare per andare a completare il suo, di mercato. Il risultato è essere arrivati a un passo dalla conclusione dell’affare a condizioni più vicine a quelle desiderate da chi compra rispetto a quelle fissate inizialmente da chi vendeva: se il timore era quello di essersi messi in casa un dirigente troppo lontano da certe dinamiche, questa trattativa potrebbe essere senz’altro il primo banco di prova superato per Ghisolfi, che si è senz’altro meritato una grossa dose di fiducia in più e una boccata d’ossigeno a livello di tempo per continuare questa complicata sessione di calciomercato.