Da Udine a Udine, una sospirata vittoria tra caos e contraddizioni

27.01.2025 17:40 di  Gabriele Chiocchio   vedi letture
Fonte: L'editoriale di Gabriele Chiocchio
Da Udine a Udine, una sospirata vittoria tra caos e contraddizioni
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Quella del 26 gennaio 2025 è diventata, a suo modo, una data storica per la Roma, perché è quella del primo successo esterno dei giallorossi (sullo stesso campo dove era avvenuto l'ultimo) in questa stagione, diciamo così, “particolare”, un evento la cui importanza diventa direttamente proporzionale a quanto non doveva essere difficile farlo verificare. “Più andiamo avanti e più il successo si avvicina: dovremo vincere, no?”: prima dell’AZ Ranieri aveva quasi affidato alla cabala l’arrivo dei sospirati (al limite dell’apnea) tre punti fuori casa e, alla fine, questi non saranno arrivati per caso, ma la sensazione che lascia la partita del Bluenergy Stadium non è tanto distante da questo. 

La formazione scelta era piena di contraddizioni: Paredes era stanco e un turno di riposo gli poteva essere concesso, ma rinunciare, insieme a lui, anche a Hummels ha prosciugato tutta la qualità dell’inizio azione in basso della Roma. Dybala in Olanda ha giocato tutta la gara, ma allora non mettere in campo anche Saelemaekers significava perdere di estro anche davanti. Baldanzi doveva aiutare Dovbyk davanti, ma alla fine ha finito per stargli sotto e isolarlo ulteriormente. Insomma, il primo tempo, con la collaborazione di Pellegrini, autore di due sciocchezze nel giro di pochi istanti, aveva mostrato sia i presupposti che la realizzazione di questi per continuare la striscia nera lontano dall’Olimpico.

I cambi, apparentemente controintuitivi, hanno poi finito per sistemare le cose, almeno come concetti: con Shomurodov, Dovbyk ha avuto davvero un partner d’attacco e, senza Baldanzi, Pellegrini ha potuto davvero fare la mezz’ala, senza preoccuparsi di dover scendere per liberare spazio sulla trequarti per il compagno. La qualità davanti è rimasta poca, perché il rigore del pareggio è davvero episodico e quello del vantaggio nasce da una palla di Shomurodov talmente strana da confondere anche Sava, ma la buona notizia è che, almeno, si è provato a dare sostanza alla propria forma, ancora non certo vicina all’optimum, specie quando c’è da ruotare e non è più possibile andare sempre con gli stessi undici.

Tanto è bastato, però, per scrivere questo piccolo pezzo di storia di questa stagione disgraziata e questo, dal lato della medaglia che più abbiamo dovuto osservare in questi mesi, fa ragionare su quanto poco in più di quanto fatto era necessario per non arrivare al 26 gennaio con l’ormai famigerato 0 nella casella delle vittorie esterne e per avere quei punti in più che avrebbero dato un senso più concreto al girone di ritorno in campionato. Ma, come detto tante volte, guardarsi indietro è inutile e davanti c’è il primo crocevia dell’annata: battere giovedì l’Eintracht significherebbe poter utilizzare ancora la parola “ambizione”, non ottenere il pass per i playoff europei equivarrebbe ad avvicinarsi alla parola “fine” quando ancora non è tornata l’ora legale. Il tutto all’Olimpico: meglio non sfidare ancora la cabala.